Ieri ho visto la prima puntata della seconda stagione di
True Detective. Considerazioni a caldo e differenze subito palpabili rispetto
alla prima stagione sono gli argomenti portanti di questo post. Cominciamo allora!
Vi ricordo che è una serie antologica e quindi il cast e le
ambientazioni cambiano. Dimenticatevi quindi il paesaggio desolato della
Louisiana e apprestatevi a smarrirvi tra le strade trafficate e tentacolari dei
sobborghi di Los Angeles, California. Questa è sicuramente una grande
differenza rispetto alla prima stagione.
I personaggi perdono la loro delineatura marcata che
avevano, mi spiego meglio. Anche se Rust e Marti erano sicuramente dei
personaggi con dei lati oscuri, nascosti, contraddittori in fondo erano in
tutto e per tutto buoni. Ricercavano la verità ed erano dalla parte giusta
della legge. In questa seconda stagione tutto cambia: Colin Farrel è un
poliziotto corrotto da un imprenditore fallimentare, Rachael Adams è in balia
di una famiglia con evidenti problemi e abusa del suo potere di poliziotta per
mettergli i bastoni tra le ruote ed infine Taylor Kitsch è un giovane veterano
con problemi psichici gravi. Non sono colleghi, uno è un detective, l’altra è
dell’ufficio dello sceriffo e l’ultimo è l’equivalente della nostra polizia
stradale. E questa è un’altra grande differenza perché risponderanno tutti a
capi diversi con diverse competenze. Nic Pizzolato, lo sceneggiatore e creatore
della serie, sembra quindi spingersi oltre, individuando più personaggi
principali e inserendoli in un contesto più popolato e quindi molto più
difficile da gestire. L’unica cosa in comune è l’omicidio di un consigliere
comunale, un omicidio di tipo rituale, strizzando l’occhio alla prima stagione.
C’è sempre questo in True Detective, qualche pseudo religione che attrae sempre
lo spettatore, che lo costringe a lasciarci trascinare dove l’oscurità è più
scura.
Nic ci rende ancora più difficile la storia, aumentando
dialoghi, riducendo i silenzi ed aumentando i livelli narrativi. Prima si
divideva solo tra presente e passato mentre ora tra presente, passato e a
livello dei singoli personaggi che, anche se siamo solo alla prima puntata, seguono
ritmi e schemi completamenti diversi. Sicuramente un azzardo che ripagherà o
condannerà questa serie: ma siamo solo all’inizio.
“We get the
world we deserve”
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