AETOS
lunedì 23 dicembre 2013
BUON NATALE!
giovedì 5 dicembre 2013
BATMAN ARKHAM ORIGINS
Arkham origins è un gioco di pregevole fattura, ma le
dinamiche e le novità introdotte non sono nuove, il problema è che non si può
neanche parlare di dinamiche care ai giocatori e riproposte perché in un corso
di tempo pari a due anni una spolverata di aggiornamento ce la potevano anche
dare. Il gameplay e il gioco rimangono comunque piacevoli, la storia principale
è ben scritta anche se un po’ cortina e frettolosa verso la fine. Quello che ci
propone WB è una riproposizione del capitolo precedente, le somiglianze con
Arkham city sono evidenti, a tratti fin troppo e non contribuiscono certo a
definire il capitolo l’eccellenza della serie.
La sceneggiatura è ciò che notiamo di più nel videogioco, un
reboot non male, con un cavaliere oscuro ancora alle prime armi ma più cattivo
che mai. La prima apparizione del Joker è ben riproposta anche se ciò che manca
è l’inizio vero della storia del crociato incappucciato ovvero la sua
formazione(che sarà proposta in un dlc), dalla morte dei genitori alla
trasformazione nel supereroe che tutti conosciamo. Batman è messo sotto una
luce oscura, scurissima se mi passate il termine, incapace di fidarsi di
qualsiasi persona gli stia attorno(ad un certo punto non ascolterà nemmeno
Alfred) e sembra un po’ quello che il Joker nella serie a fumetti gli
rimprovera di non essere più(vedi saga Morte della Famiglia, DCcomics) dopo
essersi creato una famigliola allegra insieme ai vari Robin, Red Robin,
Nightwing e così via.
Lo scenario, Gotham sotto un’incessante nevicata, è molto
simile a quello del secondo capitolo della serie ed oltre alla possibilità di
spostarsi velocemente tramite il batwing non offre differenze eclatanti: ancora
gli enigmi con i pacchetti dati al posto dei trofei dell’enigmista, crimini da
sventare per guadagnare punti XP, casi da risolvere. I combattimenti coi boss sono comunque abbastanza vari ma non in modo così convincenti come lo erano quelli del secondo capitolo.
Ma questi sono anche i
punti chiave della serie e almeno sono riproposti in maniera solida e
convincente. Ciò che manca è la varietà di personaggi e villains che erano
presenti in City e ciò fa perdere al gioco quel qualcosa che lo renderebbe
definitivamente degno di entrare nella serie, ma come già gli stessi produttori
avevano detto “questo gioco non fa parte della vera trilogia Arkham, è uno
spin-off in grado di offrire divertimento intanto che prepariamo il pezzo forte”.
Quindi attendiamo l’ipotetico Arkham World e il ritorno di Rocksteady al
comando.
Voto complessivo 7/10
lunedì 2 dicembre 2013
IL CREDO
L’ARTICOLO PRESUPPONE LA CONOSCENZA DELLA TRAMA; PRESUPPONE
ANCHE CHE VOI ABBIATE CONCLUSO TUTTI I CAPITOLI DEL GIOCO
Questo articolo lo voglio dedicare alla serie di Assassin’s
Creed titolo marchiato Ubisoft Montreal; analizzare un titolo alla volta della
serie sarebbe miope data la trama intricata e il processo formativo a cui si
assiste in questo gioco. Potremmo parlare dei mille interrogativi che ci si
pone tuttora dopo aver concluso il titolo dedicato a Edward ma non lo farò, non
è questo il mio intento, smettete subito di leggere l’articolo se non è un
approfondimento psicologico quello che state cercando. Ciò che mi preme dare in
questo articolo è una rapida lettura dei personaggi prima nella loro evoluzione
formativa poi più in generale nel campo giuridico e del diritto.
Partiamo dal principio; Desmond ci si presenta nel primo
capitolo come un pallone gonfiato, non curante di ciò che gli stia accadendo
intorno. Continuerà ad esserlo per quasi tutto il primo capitolo. Durante le
sue sessioni nell’animus conosciamo il suo primo antenato Altair che ci si
presenta come un combattente solitario votato al puro egoismo. L’orgoglio e la
superbia con cui gestisce le proprie azioni a volte diventa addirittura
fastidioso. Una certezza nella propria infallibilità che lo porta ad essere
usato come un burattino per tutto il corso del gioco fino a quando non si trova
a fronteggiare il maestro/patrigno Al Mualim. In conclusione Altair è un uomo
che in AC combatte per la propria vanità, la propria gloria e la propria fama
anche se quando lo rincontreremo in Revelations lo scopriremo molto cambiato,
quasi irriconoscibile. Diventerà il mentore per eccellenza, il vero capostipite
del credo, un mito poi una leggenda. Altair diventa l’ordine stesso, quando
muore Altair e i mongoli assediano Masyaf, quando ormai tutti gli assassini
sono scappati, l’ordine decade in una spirale d’oblio, solo per rinascere con
la venuta del secondo grande mentore: Ezio Auditore.
Il secondo antenato è il nostrano Ezio Auditore che diventa
assassino subito dopo l’esecuzione del padre, un assassino inconsapevole
guidato dalle mani invisibili dell’ordine. Si trasforma in ben tre capitoli da
don Giovanni a Mentore nel momento di superiorità assoluta nei confronti dei
templari. Ezio è un italiano all’inizio un po’ stereotipato, un casanova,
passionale, impulsivo, irrequieto, vendicativo. Effettivamente tutto il secondo
capitolo si basa sulla vendetta, almeno quasi integralmente, fino a quando lo
zio e gli altri compagni si rivelano per quello che sono. In brotherhood Ezio
si presenta come totalmente maturo e in grado di prendere le redini di una
setta allo sbaraglio, ricostruendola dalle fondamenta, reclutando dalle viscere
di Roma compagni pronti a seguirlo fino alla morte. La fratellanza si fa forte
e lo dichiara Mentore. Ezio in questo frangente della sua storia dimentica il
suo passato irrequieto e privo di disciplina, si carica sulle spalle il peso
della confraternita e dedicandosi assiduamente alla sua rinascita. Dopo essersi
dedicato al bene comune dell’ordine Ezio torna a dedicarsi a se stesso e alla
ricerca della conoscenza, a Istanbul e Masyaf troviamo un uomo segnato nel
corpo dal tempo ma non nello spirito e alla ricerca delle risposte alle domande
che tutta la sua vita gli ha posto davanti; si scoprirà solo un tramite per un
messaggio che elude la sua comprensione. Nella scena finale della biblioteca di
Masyaf nel rifiutare la mela Ezio si accorge di aver terminato il suo compito,
di non essere in grado di andare oltre. Quella che si legge tra le sue parole non
è delusione è una presa di coscienza reale e saggia, il desiderio di ritirarsi
da una vita vissuta combattendo e il desiderio paradossale, per un uomo del
genere, di una vita tranquilla e di vivere le piccole gioie famigliari(Embers).
I due Kenway lottano in modi diversi per la stessa cosa: la
libertà assoluta. Per Connor tramite la nascita del presunto stato delle
libertà(USA), per Edward, analisi forse più lucida paradossalmente, tramite la
repubblica piratesca: la democrazia che un uomo vale uno. Entrambi si
ritroveranno delusi, trovandosi soli dopo una vita di pericoli e sacrifici:
Connor faccia a faccia con i teatrini politici e Edward con la ancora più
inverosimile semi anarchia piratesca. Connor il cui unico desiderio è la
libertà del proprio popolo si trova a combattere una guerra che non è la
propria anche se purtroppo se ne accorge troppo tardi; tra il dolore della
perdita della madre, l’uccisione del migliore amico e la scomparsa di Achille,
una sorta di padre adottivo, alla fine delle sue peripezie si ritroverà bene o
male con un nulla di fatto; il suo popolo cacciato da Washington, colui che
aveva promesso la libertà, la rassegnazione nell’essere il tramite per qualcosa
di più grande di lui e la unica consolazione di aver fatto la differenza(anche
se non verrà mai riconosciuta). Nonno Edward invece è un uomo della peggior
specie, almeno in apparenza, come Connor cerca la libertà ma per le donne e il
vino. Si direbbe. Invece andando oltre si nota come il suo desiderio di
arricchirsi sia solo frutto del desiderio di autodeterminarsi, di migliorare la
propria vita cercando la fortuna, va nei Caraibi come un ricercatore italiano
va in America. Ma è un uomo anche lui, tra un abbordaggio e l’altro perde la
rotta e la situazione peggiora sempre di più. Si ritrova invischiato nelle
lotte tra assassini e templari per caso e il suo ruolo tra di loro rimane di
puro interesse economico fino alle ultime sequenze quando ormai solo e segnato
dalle numerose perdite si affilia all’ordine per rimediare ai propri errori.
Tramontato il sogno di una repubblica piratesca e terminato il suo ruolo nei
Caraibi, Edward tornerà e si insedierà in Inghilterra dove come Ezio troverà la
pace di una vita tranquilla e agiata. È un tema ricorrente quello della vita
famigliare in AC, assomiglia molto a quello che Tolstoj descrive nei suoi
libri. Una situazione idilliaca che si deve raggiungere o che si deve aver
vissuto per definirsi degli uomini liberi e maturi. Sembra quasi una forma di
autodeterminazione la formazione di una famiglia, una forma di distacco
necessaria.
La famiglia Kenway al gran completo |
È singolare come Ubisoft stia ricreando una setta religiosa
islamica dell’XI secolo, sembra quasi sia vera la storia, sembra che gli
assassini e i templari ci siano ancora davvero tutte i particolari collimano e
i buchi neri della storia si riempiono seguendo lo storyboard. Ma chi sono
questi assassini? Sono dei freedom fighters, persone che lottano per la propria
autodeterminazione oppure sono dei semplici terroristi? Secondo il diritto
internazionale saremmo orientati verso la seconda opzione: solo chi sta subendo
un’occupazione straniera o chi subisce una discriminazione razziale, tutti gli
altri sono terroristi. Ma questo vale per un controllo straniero o meglio
estraneo non del proprio territorio ma del proprio arbitrio? Non è forse la
stessa cosa se non più grave che qualcuno controlli altre persone tramite l’uso
dei media? Non è forse un combattente per la libertà colui che cerca di
svincolarsi dai dogmi imposti dalla nostra società. Abstergo non è forse questo?
Una grossa multinazionale che vuole il nostro libero arbitrio al fine di
guidarci verso pace e ordine eterno, ma a che prezzo? Ma soprattutto a che
scopo? La lotta degli assassini non è un po’ la lotta a cui dovremmo
partecipare tutti, la lotta allo strapotere delle lobby, al potere politico
mediatico e alla corruzione in qualsiasi suo aspetto. Sono punti di vista,
tutto è relativo, ci butta dentro anche questo Ubi nel suo gioco, ogni
giocatore si accorge che entrambe le fazioni hanno degli ideali che in fondo
non sono sbagliati. È un po’ una lotta tra conservatori(templari) e
democratici(assassini): i primi vogliono il potere in mano di pochi e l’ordine
sovrano, i secondi che gli uomini possano scegliere autonomamente e lasciare
che la storia faccia il suo corso; una lotta quindi che non avrà mai fine. Il
circolo infinito di Nietsche direbbe il mio prof di filosofia del liceo: la
storia è destinata a ripetersi all’infinito, ogni errore già compiuto lo sarà
di nuovo con la stessa continuità con cui un orologio batte le ore. Sembra
delinearsi una visione malinconica anche dalle parole di Giunone a Connor alla
fine delle sequenze del terzo capitolo: “ciò che desideri(la piena libertà per
ognuno e chiunque) è un sogno irrealizzabile, ciò che conta è che hai fatto la
differenza e ancora la farai”. È una frase d’impatto, la libertà è impossibile
ci sarà sempre qualcosa nella società che non permetterà una eguaglianza
sostanziale e non formale ad ogni uomo, non ci rimane altro quindi che fare la
differenza? Ma fare la differenza per cosa dato che tutto ricomincerà da capo
in fondo?
URLA NELLA NOTTE, Batman e l'abuso sui minori
copertina dell'ultima versione dell'albo edita da RW Lion edizioni |
A sei giorni dalla giornata contro la violenza sulle donne,
ci troviamo a parlare di quella sui bambini. In questa graphic novel, sarebbe
ingiusto definirlo un semplice fumetto, ci troviamo di fronte a 96 pagine in
cui anche il vigilante di Gotham si trova faccia a faccia con la terribile
verità dell’abuso sui minori. Non c’è niente ad alleggerire il tema: dai tratti
ai colori, dalla sceneggiatura alla psicologia(leggermente ridisegnata) dei
personaggi, tutto ci tiene coi piedi per terra, impietriti di fronte alla
impressionante verità che ci viene raccontata da un medium, il fumetto, così
anomalo per questi temi.
La storia si districa tra due stragi famigliari a cui per
ora nessuno ha trovato risposta. Una consumatasi in un quartiere malfamato
della città, l’altra invece in una mega villa in periferia. Cosa collega queste
due stragi? Droga? Regolamento di conti? All’inizio sembra così ma poi pian
piano, il crociato incappucciato trova il filo conduttore: l’abuso sui bambini
da parte dei rispettivi genitori.
Batman ci si presenta in una veste più oscura che mai, in
una situazione di crollo psicologico totale che alla fine lo porterà alla
risoluzione del caso ma lo condurrà anche ad un’amara verità. Ma il vero
protagonista in questo pregevole albo è il caro vecchio Jim Gordon in una delle
sue esperienze di vita più delicate: la separazione dalla moglie Barbara e dal
figlio James. Il commissario ha problemi con la moglie e piuttosto che tornare
a casa si immerge nel lavoro. Anche se ormai non debba più occuparsi dei
crimini di strada ma dell’aspetto gestionale del GCPD, non riesce a tenersi
lontano da ogni caso che lo intrighi compromettendo però oltre che il suo
rapporto con le sfere politiche, quello con suo figlio fino al punto di non
ritorno. Quando, tentato dallo stress nel picchiare il figlio, il poliziotto si
ferma, lo abbraccia e riconosce di avere dei problemi da risolvere è una scena a
dir poco commovente.
Tornando all’eroe pipistrello possiamo dire che con la risoluzione
del caso non assistiamo al solito rilassamento, alla distensione dei toni anzi
assistiamo ad un ulteriore incupimento delle tavole fino al nero finale che
denota l’incapacità dell’eroe di difendere tutti i piccoli innocenti colpiti
dalla violenza domestica e non. Questo albo suona come una vera e propria
denuncia, una presa di posizione che ha la capacità di colpire chi legge, anche
se si trova davanti ad un, alcuni direbbero, banale fumetto. Una conclusione
che non può lasciare indifferenti.
“Nella notte, lui
ascolta. Due milioni di casi. Duemila morti. Troppe grida. Qualcun altro dovrà
ascoltarle. Nella notte lui ascolta. E sente solo il suono della propria voce
che urla di frustrazione. Il grido di un pipistrello solitario incapace di trovare
la via.”
DICEMBRE 2013
Dc comics, Gohen, Vertigo http://www.rwedizioni.it/uscite-del-mese/
Panini, Marvel, Planet Manga http://www.paninicomics.it/web/guest/planetmanga/checklist
CINEMA:
12 dicembre Lo Hobbit: la desolazione di Smaug
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19 dicembre I sogni segreti di Walter Mitty, the Zero Theorem
VIDEOGAMES:
6 dicembre Gran Turismo 6, Yakuza 5
Rainbow 6 Patriots
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