A Lucca quando l’anno scorso avevo visto per la prima volta
Unity ero rimasto positivamente colpito, complice il fatto che non avessi visto
nulla a parte qualche minuto di gameplay. La grafica migliorata e una Parigi
scala 1:1, in piena rivoluzione, con centinaia di persone in atteggiamenti
diversi mi aveva fatto perdere la testa. In realtà queste caratteristiche che
mi avevano così colpito di primo impatto si sono rivelate i peggiori errori che
Ubisoft poteva commettere. Perché essendo una prima esperienza su console nuova
generazione ci si accorge che diventa tutto molto lento, se non estenuante. Mi spiego
meglio: la folla va in bug come se niente fosse, gente che comincia a camminare
una sopra all’altra, gente che entra nei muri, insomma il sistema grafico non
riesce a reggere una generazione casuale continua di persone. La Parigi scala
reale è bellissima dal punto di vista estetico ma incredibilmente lunga da
caricare. Il primo caricamento è estenuante e quelli dei viaggi rapidi durano
veramente troppo, tant’è che in certe occasioni si predilige lo spostamento a
piedi rispetto a quello che dovrebbe essere rapido. Il sistema di combattimento
e quello di scalata, che sono sempre stati giudicati troppo semplici nei
capitoli precedenti, subiscono un upgrade. Non ho scelto a caso il verbo
subire, infatti diventa un casino ma non perché troppo difficile o migliore ma
diventa un sistema farraginoso e macchinoso, non in grado di star dietro alla
dinamicità dei combattimenti che dovrebbero essere molto più veloci e
silenziosi data la presenza di armi da fuoco in quantità forse esagerata.
Ma passiamo a ciò che era forse il punto forte della saga di
Montreal: la trama. Tranne una piccola parentesi nel terzo capitolo in cui
Ubisoft aveva fatto un mezzo passo falso con la storia di Connor, male
sfruttata sostanzialmente. In questo capitolo Ubisoft, a mio parere, canna
tutto il cannabile. La storia entra nel vivo a sequenza 7 inoltrata(ne ha 12 in
totale la missione principale) e i colpi di scena sono sostanzialmente nulli. Tutti
telefonati, tutti ovvi e non si capisce dove il gioco voglia andare a parare. Forse
il finale si può salvare ma tutto il resto è da buttar via. Il protagonista è
insipido, non è un ribelle, non è un perfetto assassino. Non ci sono dilemmi
etici, l’impianto nel presente è nullo ed in completo disfacimento. Dalla morte
di Desmond era caduto decisamente in basso prediligendo il passato a mani bassi
ma in Black Flag avevamo la storia di un uomo, forse troppo individualista per
essere realmente credibile nella trama generale ma in grado di sopportare un
gioco incentrato sui pirati e soprattutto con una trama credibile, ricca di
domande sulla morale, l’etica. Qui siamo in una situazione di stallo continuo,
il personaggio non sembra nemmeno accettabile quando parla e non solo per il
doppiaggio ma anche per la scontatezza delle cose che dice. L’impianto del
presente come detto in precedenza è stato sostanzialmente cancellato: ciò
condiziona in maniera ovvia tutto ciò che Ubisoft aveva costruito nei primi
capitoli della saga. Un gioco che ormai si avvia ad essere solo un brand e non
più un titolo di qualità, rendendo tutto molto fastidioso. E i bug non aiutano.
Guardando il trailer di Syndacate il nuovo capitolo in
arrivo in autunno, non ho sentito altro che l’ennesimo tonfo. Non era il salto
della fede, erano probabilmente le mie palle.
VOTO 6/10
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