Quattro giorni or sono mi sono recato al cinema a visionare
l’ultimo lavoro di Mark Osborne: “il piccolo principe”.
La maggior parte di voi conosceranno il libro originale
quindi non mi soffermerò sulla validità o meno di quello dando per scontato che
ci sono miriadi di interpretazioni del libro e di ogni singola frase. Un libro
più per adulti che per infanti, un libro per tutti ed ogni età dà la sua
interpretazione. Ciò che è certo è che è un libro duro, difficile da digerire,
soprattutto per un bambino. La morte finale del Piccolo Principe spezza il
cuore dei più piccini che forse non colgono la tensione all’immortalità dello
stesso.
Il film è appunto questo, la tensione all’immortalità, la
paura di dimenticare non solo noi stessi e l’Io fanciullo bensì dimenticare ciò
che siamo, chi amiamo e ciò che siamo stati. L’amore come sentimento puro, come
necessità fisica prima di essere necessità psicologica. Il calore umano come
origine di qualsiasi cosa. Il lavoro, la religione, la scuola, i beni materiali
non sono altro che sovrastrutture. Ciò di cui necessitiamo siamo noi stessi.
Abbiamo bisogno l’uno dell’altro, senza esclusione, senza remore e senza
timori. La trama del film si snoda su tutti questi temi fondamentali
soprattutto in un periodo di tensione ed odio etnico. Se il libro era dedicato
a tutti, il film è dedicato soprattutto ai più grandi. Perché? Perché stavolta
non ci sono interpretazioni, è un film sulla perdita, sulla mancanza e, forse, sul
ritrovamento. La magra consolazione del finale non è altro che lo scherzo della
vita, chi rimane deve tassativamente ricordare. Ma basta? Basta il ricordo per
elaborare un lutto, o rimangono solo incertezze, rimpianti? Il libro ma
soprattutto il film cercano una risposta alle domande che chiunque ha perso
qualcuno di caro si pone quasi giornalmente. Ovviamente non ci sono risposte.
Tecnicamente il film è molto ben fatto, due stili di
animazione: una digitale, una più cartoon classico. La prima è utilizzata per
la storia principale, mentre la seconda per narrare la storia del libro
originale. Sconsiglio la visione ai bambini, cioè non vorrei sembrare troppo
ardito ma non ci sono canzoni, il film è complessivamente triste e lo
svolgimento della trama non porta in effetti ad una vittoria dell’eroe/protagonista.
Non è in sostanza kung-fu panda. Esempio calzante dato che stiamo parlando
dello stesso regista. Il film comunque scorre in maniera piacevole e perde
ritmo solo in una parte del film, sui tre quarti in uno snodo quasi
fondamentale del film che tende però ad essere prolisso. Per il resto è un gran
bel film, lo consiglio vivamente al popolo intero
VOTO 8/10
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