Il primo capitolo di questa rubrica era dedicato ai soldi,
la produzione è lo sfruttamento di questi per la messa in scena della
sceneggiatura.
La produzione di cosa? Principalmente di cortometraggi. Non
affronto la produzione di lunghi in questa rubrica. Anche per quanto riguarda
il primo capitolo affrontato settimana scorsa si tratta appunto di
cortometraggi. Non ha senso impegnare delle persone per un tempo lungo senza la
sicurezza di una retribuzione immediata, secondo me è anche poco etico.
Per quanto riguarda la produzione quindi cosa si intende? Si
intende il momento vero e proprio di shooting. È un momento difficile pieno di
tensione e il timore di non riuscire a finire. Perché? Di solito si ha poco
tempo per girare se tutte le persone coinvolte non sono pagate, non si può
tenere impegnati tutti per periodi lunghi. È quindi l’ansia di dover finire a
tutti i costi in 3-4 giorni al massimo senza la possibilità di replicare, vuoi
per indisponibilità successiva dei tecnici o del cast, vuoi per quella della
location. Il consiglio è quello di limitare le location al minimo assoluto 1-2
altrimenti le difficoltà aumentano vertiginosamente.
La grossa problematica delle produzioni indipendenti è l’organizzazione,
perché solitamente manca e solitamente causa anche il naufragio definitivo del
progetto. Ho visto progetti durare anni e poi naufragare a 3 scene dalla
conclusione, o progetti essere rivisti talmente tante volte dal diventare
completamente senza senso(a livello di storia). Questo deriva proprio dalla
mancanza di organizzazione. Si tende molte volte a voler “fare l’arte” senza
tutte le implicazioni tecniche e produttive che ne derivano. Sottovalutare per
esempio l’elemento cibo e bevande è un’altra causa di una squadra nervosa e poco
pronta ad affrontare un lavoro che è uno dei più faticosi mai fatti. Davvero. In
certi casi è davvero così, avere persone con la pancia piena e con un po’ di
alcol in corpo facilita enormemente il lavoro, rende tutti più rilassati e meno
inclini a sviluppare la tendenza a voler in qualche modo mettere i bastoni tra
le ruote alla produzione.
L’organizzazione talvolta militare che deve avere una
produzione audiovisiva è normalmente poi anche l’origine del suo successo. Sia ben
inteso non a livello artistico ma prettamente a livello di goal raggiunti. Pensare
che l’importante sia avere soltanto una buona sceneggiatura, delle maestranze e
degli attori decenti basti a creare un prodotto sostenibile è pura fantasia.
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