Esportato il nostro cortometraggio dal software preferito
che utilizziamo vogliamo proporlo a qualcuno che sia in grado di portarlo ai
festival. Ci stanno quindi le case di distribuzione.
In teoria questo è il momento in cui i produttori rientrano
dei loro investimenti o per lo meno raggiungono un accordo affinché nel periodo
di distribuzione rientreranno dei loro investimenti e ci guadagneranno
qualcosa. I diritti di distribuzione sono quelli che effettivamente consentono
di incassare danari danarosi.
Quindi i produttori si accordano o su una cifra forfettaria
oppure su una percentuale di ritorno sulla distribuzione in sala e in home
video. La società di distribuzione paga perché crede che il progetto gli
porterà degli utili.
Questo nel mercato del cortometraggio italiano non succede,
è sempre il produttore che pagherà la società di distribuzione per la
distribuzione nei festival. Questo è semplicemente assurdo, non solo perché la
distribuzione a questo punto non fa più da cesoia o da limite per i prodotti di
scarso livello ma si rompe ogni possibilità meritocratica. Perché comunque
quando l’attività promozionale e festivaliera si fa da soli quindi anche questa
“autoprodotta” potrà essere sempre un lavoro a metà e non del tutto
professionale.
Queste case di distribuzione festivaliere speculano sui
piccoli produttori/registi, senza assicurare risultati e certe volte
peggiorando la reputazione. Ho visto corti essere iscritti al festival della
merda(esiste davvero) e nemmeno accorgersene. Chiedono per un anno delle cifre
che sono abbordabili seppur superando abbondantemente i mille euro.
Sicuramente ci sono più probabilità che veniate selezionati
se rappresentati da una di queste società ma attenzione come poi vi dirò nell’appuntamento
sui festival, alcuni di questi sono semplicemente degli eventi creati per
guadagnare soldi e al vostro lavoro non faranno guadagnare alcun prestigio. O peggio,
alcuni festival vengono sponsorizzati proprio da queste società di
distribuzione per piazzare i propri corti e artisti. Questa condotta indubbiamente
danneggia il mercato ma soprattutto il merito che invece dovrebbe essere il
fondamento del festival.
Personalmente ho deciso quindi per ora di non essere
rappresentato, né io né il mio marchio, da alcuna società che si occupi di
distribuzione. Almeno per ora, non ho incontrato nessuno fosse adatto a
ricoprire questo ruolo in mia vece. Non perché sono bravo ma a volte l’etica un
pochettino conta.
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