Ieri ho visto finalmente l’ultima pellicola di Inarritu.
Candidato a 9 premi oscar Birdman si preannunciava già un film anomalo ma il
regista ispanico non ha mai girato film di facile lettura né a livello di
significato né a livello di tecnica, dal montaggio alla fotografia. Anche in
Birdman non si smentisce, il film è girato tutto in piano sequenza, ovvero come
se non ci fossero tagli o cambi di telecamere a parte per due scelte
registiche. Perché? Perché questo è un film che basa tutta la sua trama
sull’ego di Riggan Thompson, interpretato da Keaton, attore al tramonto della
sua carriera che dopo l’ennesimo film fumettone viene dimenticato dal pubblico
e si rifugia nel teatro investendo tutti i suoi ultimi risparmi nello
spettacolo che decreterà la sua definitiva fine o la sua rinascita. La trama
non riserva grandi sorprese ma è un film dove l’attenzione ai dettagli, che in
questo caso sono i fitti dialoghi, paga. Mi aspettavo molta più follia,
esagerazione, in realtà non abbiamo a che fare con un pazzo come si poteva
evincere dal trailer, ma con un uomo a pezzi. La differenza è abissale. Le allucinazioni
sono frutto della depressione, del nervosismo, nella consapevolezza della
propria decadenza.
Oltre agli attori poi ci sono tutti i personaggi che vivono
di spettacolo non facendolo attivamente, la critica teatrale del New York Times
ne è un esempio. La tipica stronza che ha già deciso di distruggere uno
spettacolo ancora prima di vederlo perché convinta che una star di Hollywood
non sia in grado di recitare a teatro perché è solo una celebrità che non è la
stessa cosa di essere attore. In parte ha ragione, in parte no, come sempre
generalizzare è frutto di bieca ignoranza. Ma non vi voglio anticipare nulla
della scena in questione perché è dannatamente bella.
Ultimo c’è Galifianakis che fa l’avvocato/agente/produttore
del protagonista. Il tipico agente di Hollywood che vuole sfruttare fino al
midollo il proprio prodotto umano, si definisce migliore amico ma lo è solo nei
momenti in cui viene messo a repentaglio un possibile guadagno. In questo film
non fa la tipica parte dell’idiota squilibrato che il cinema gli ha assegnato
dopo Hangover e vi dico una cosa: è cazzo bravo.
Emma Stone è la figlia tossica del protagonista |
Ma oltre ai soggetti hollywoodiani il film prende di mira il
cinema americano in generale, affossato in un continuum di film spazzatura
basati interamente sull’azione e le sparatorie. Cinema in grado di intercettare
il disinteresse e l’abbassamento culturale generale ma incapace di assurgere a
ruolo educativo e didattico. Un cinema totalmente basato sull’intrattenimento
nudo e crudo che basa la sua esistenza sul nulla assoluto. Dimostrazione la
programmazione cinematografica Marvel e Dc comics dei prossimi anni basata sull’intrattenimento
di tipo basic. L’unico tentativo di incarnare un fumetto contemporaneo è stato
quello di Nolan ma è morto con la fine della trilogia. Si è tornati a pensare
il cinefumetto come un prodotto capace di inglobare la maggior parte di
pubblico possibile. Botte a non finire e stop.
MICHEAL KEATON:
un paragrafetto a parte se lo merita il vecchio Micheal. Distrutto nel ruolo di
Bruce Wayne dal sottoscritto in questo film credo invece sia perfetto.
Interpreta quasi se stesso, con qualche piccolo accorgimento certo, ma in fondo
tutti hanno visto Batman dietro Birdman. Keaton, che oltre a qualche filmetto
leggero poco ha fatto, dimostra in
questo film tutta la sua bravura con la nomination agli oscar meritatissima.
Come prima ho detto il ruolo dell’uomo a pezzi gli riesce benissimo. E punto.
VOTO 9,5/10
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