mercoledì 29 ottobre 2014

NEWS TIME! Lucca Comics and Games 2014, arriviamo!


Tra mezzora si parte, valigie pronte, paesi dei balocchi stiamo arrivando. 5 giorni fullimmersion al Lucca Comics, come sempre anteprime, conferenze e anticipazioni. Noi saremo là e voi? Ma comunque anche se non ci siete non disperate, vi raccontiamo tutto qua su Law&Heroes! Visto come siamo bravi?

STAY TUNED!

Di seguito le conferenze a cui sicuramente parteciperemo:
-Emanuel Simeoni, come diventare autore DC Comics
-Zerocalcare, conferenza
-Bao Publishing, novità dell'anno
-RW Lion, novità dell'anno
-Staples e Vaughan, conferenza degli autori dell'acclamato "Saga"
-Proiezione di "La principessa del Sole Splendente" di Studio Ghibli

mercoledì 22 ottobre 2014

I 3 "ASSOLUTAMENTE" della settimana: FILM

Siamo finalmente arrivati all'ultimo appuntamento di questa sfortunata rubrica, ormai lanciati verso il Lucca Comics di quest'anno a cui ovviamente noi di L&H parteciperemo. Quindi per non allontanarci troppo dagli argomenti della fiera più importante d'Italia vi butto lì tre titoli da guardarvi o molto probabilmente da riguardarvi per scaldare i muscoli per le novità toscane di quest'anno. Direi quindi di cominciare e non indugiare oltre!

V per VENDETTA

Anno d'uscita: 2006
Regista: fratelli Wachowski


Nonostante Alan Moore(autore del fumetto originale) dica che la sceneggiatura di questo film è da cretini patentati, penso invece sia degno di essere visto. Come in ogni opera di Alan che si rispetti, la violenza, intendo proprio quella di calci, pugni e pistolettate, è usata con parsimonia ma ovviamente la trasposizione cinematografica deve essere sicuramente più action, per un film del genere poi che deve attirare fan sfegatati ma anche profani del genere fumettistico. Il messaggio contenuto nell'opera stampata viene sicuramente impoverito e semplificato ma non solo la buona recitazione di Weaving e della Portman ma in generale di tutto il cast riescono a non rovinare il lavoro fatto dal graphic novellist più grande di sempre. Credo infatti che l'unico pregio/difetto dell'opera sia appunto l'opera di semplificazione che gli sceneggiatori hanno attuato prima di girare la pellicola. Più azione e meno approfondimento politico/filosofico rendono sicuramente più alla portata di tutti, anche di un qualsiasi adolescente quello che invece la lettura del fumetto non permetteva. Quest'ultimo infatti tendeva ad essere un po' criptico, difficile e ad alcuni passaggi molto duro per un ragazzino qualsiasi. Tutti quelli che tendono a dire che questo film sia noioso, troppo pesante o a dire i soliti “minchia la politica, i campi di concentramento, la maschera da deficiente” accompagnati da altri suoni gutturali: non tentate di leggere la graphic novel.
   
300

Anno d'uscita: 2007
Regista: Zack Snyder


Devo cominciare con due premesse abbastanza importanti: non mi piace come scrive Frank Miller, non mi piace Zack Snyder. Frank Miller non mi piace per la presenza spropositata di violenza come riempimento pagine e per i caratteri dei personaggi troppo granitici e poco inclini alle sfaccettature. Non mi piace Zack Snyder per la stessa prima ragione per cui non mi piace Frank Miller, solo che invece che riempire le pagine lui gonfia il minutaggio del film. E allora perché vi consiglio “300”? Perchè è la trasposizione cinematografica di un capolavoro, volente o nolente, del fumetto internazionale, ma anche per il fatto che è la cosa migliore che sappiano fare Miller e Snyder. Due ore di epicità allo stato puro, dove i momenti dove il sangue non schizza sono riempiti dal suo odore dolciastro. Qui non si parla di semplificazione o impoverimento, il fumetto come il film è il racconto portato alla esasperazione della battaglia delle Termopili in cui 300 spartani rallentarono eroicamente l'avanzata persiana per permettere alle altre città stato greche di organizzare la difesa. La forza bruta, la tattica militare e il coraggio di pochi sono gli unici elementi dell'opera. Se vi piacciono quindi spade, mantelli e addominali il film è altamente consigliato.  

SPIDERMAN di Sam Raimi

Anno d'uscita: 2002
Regista: Sam Raimi


Molti mi rompono sonoramente i gabbasisi quando dico che la duologia di Raimi(il terzo per me non esiste) mi piace molto di più di quella attuale perché dicono che non è il vero Spiderman e di qui, su e giù e tric e trac. Ma andiamo con ordine: ecco perché questo Uomo Ragno mi piace più di quello nuovo. Secondo me invece tralasciando ogni polemica possibile ed immaginabile, questo è il vero uomo ragno. O almeno questo è il vero Peter Parker, il vero sfigato della porta accanto. Ma non è solo una questione di essere secchione a scuola, incapace con le ragazze ma anche nella vita in generale. I suoi poteri li vive come un vero peso. Oltretutto ci sono un sacco di tematiche che si ritrovano nel primo uomo ragno; faccio un esempio su tutti, la povertà, le ristrettezze finanziarie in cui si trova la famiglia sono un punto cardine della storia. Il wrestling, le foto per il Daily Bugle e l'appartamento minuscolo nel due sono simbolo di una vita difficile a livello umano e non superumano. Lasciando da parte tutte quelle polemiche sul fatto che spari le ragnatele direttamente dal corpo e non dalle cartucce di sua invenzione me ne fotte la sega. Per conquistare Mary Jane ci mette due film, in quello nuovo per Gwen Stefani sui 20 minuti scarsi e poi per due film limonano duro e piangono perché si lasciano e si riprendono. Webb ma vai a fare 500 giorni insieme 2, che ti era venuto anche benino!


venerdì 17 ottobre 2014

I 3 "ASSOLUTAMENTE" della settimana: COMICS & MANGA

Arriviamo al terzo e penultimo appuntamento con la nostra rubrica, che non ha avuto purtroppo molto successo e che ha trovato radici solo tra i nostalgici e lo zoccolo duro del nerdismo. Oggi ci occupiamo di serie fumettistiche. Ho scelto per questo appuntamento tre fumetti completamente differenti tra di loro innanzitutto per la diversa origine geografica che hanno. Ma non solo! Sono fumetti appartenenti ad epoche differenti, più contenute per i primi due, più accentuate per l’ultimo.
Quindi appassionati del fumetto, godetevi questi tre consigli di L&H!!

Fullmetal Alchemist

Anno d’uscita: 2001
Autori: Hiromu Arakawa
Paese di provenienza: Giappone

Ho smesso di leggere manga fondamentalmente quando si è concluso Fullmetal Alchemist(che chiameremo FMA per comodità d’ora in avanti). Questo manga per me è stato un po’ come un romanzo di formazione, dall’inizio alla fine è come l’autrice ti dicesse che senza sacrificio e dedizione non si ottiene nulla. È una dura lezione e i fratelli Elric la imparano perdendo un braccio e una gamba uno e tutto il corpo l’altro durante una trasmutazione alchemica che doveva riportare in vita la madre. Esatto usano l’alchimia, in questo mondo parallelo si è sviluppata al posto della scienza ed occupa  un posto di rilievo anche in ambito militare.
Il fumetto oltre ad insegnare la dedizione ci pone davanti delle domande etiche mica da ridire: peccati, dolore, guerra, complotti politici e morte sono il pane e l’acqua di questo manga. La trama che vi sembrerà chiara fin da subito subirà grandi cambiamenti fino ad essere stravolta senza mai trovarsi di fronte a degli errori di sceneggiatura. I due protagonisti adolescenti saranno costretti a crescere in fretta per sopravvivere ma soprattutto per raggiungere il loro obiettivo; in realtà questi due elementi alla fine combaceranno e con la loro maturità e la loro dedizione si ritaglieranno il loro centimetro di felicità in un mondo devastato. Davanti ad un impressionante susseguirsi di eventi ci troveremo spaesati e negli ultimi numeri il climax si innalzerà fino a livelli mai visti fino alla risoluzione agrodolce del ciclo narrativo.
E voi siete pronti a sacrificare qualcosa?

Batman: la Corte dei Gufi

Anno d’uscita: 2011
Autori: Scott Snyder – Greg Capullo
Paese di provenienza: USA

Come sapete bene ormai, sono un grande appassionato di Batman e questo mi porta obbligatoriamente ad inserire un suo ciclo fumettistico all’interno di questo post. Non vado tanto in là negli anni e vi propongo secondo me, la rinascita di Batman, il primo ciclo narrativo di Snyder e alle matite il fedele Greg: la Corte dei Gufi. Questo ciclo mi ha colpito parecchio e mi ha riportato a stretto contatto col cavaliere oscuro. A parte i disegni sempre impeccabili di Capullo c’è la straordinaria capacità dello sceneggiatore di costruire la storia come un noir oscuro pieno di ombre e di ritrarre Batman come un uomo, debole, che può fallire, che sottovaluta, uno qualsiasi. Dopo la gestione di Morrison che mi aveva decisamente deluso riesco a intravedere una grossa opportunità per una delle più grandi testate fumettistiche mai esistite. Un reparto di investigazione serio e studiato alla perfezione senza crepe, studiato come in un vero poliziesco. Elemento mancante da un po’ di tempo sulle pagine del crociato incappucciato.
L’unica cosa che realmente stride è il finale, che lascia un po’ di amaro in bocca ma con la convinzione che i personaggi che Snyder ha creato appositamente per questo ciclo narrativo non tarderanno a ritornare più in forma che mai, per chiarire, speriamo, gli enigmi lasciati irrisolti nel finale.  

Alan Ford

Anno d’uscita: 1969
Autori: Max Bunker – Magnus
Paese di provenienza: Italia

Di cosa o chi stiamo parlando? Molti se lo chiederanno dato che, come me, sono nati ben lontani dalla data di uscita di questa opera fumettistica e non essendo poi stato prolifico come Tex e company è stato costretto fondamentalmente a chiudere. Sto parlando di Alan Ford, produzione fumettistica italiana di gran pregio che, dalla fine degli anni ’60 del secolo scorso, ha fatto le fortune, se così si può dire, insieme a Kriminal di Max Bunker e del celebre disegnatore Magnus. Io sono venuto a conoscenza di questo fumetto grazie a mio padre che li collezionava da piccolo e che grazie alle ristampe, prima di Repubblica ed ora di Mondadori, siamo riusciti a recuperare. Ovviamente è un very old school comic, oltre al tratto molto caricaturale le storie sono molto semplici e studiate per ragazzini anche se in realtà sotto si cela un complesso più articolato di tematiche. Ma andiamo per ordine.
Alan Ford è un grafico pubblicitario che vive in un pollaio sul tetto di un grattacielo a New York(e già direi che si parte molto bene), contattato da una misteriosa richiesta di lavoro si troverà invischiato in una missione segreta per conto di un gruppo di spionaggio per recuperare dei microfilm al cui interno sono registrate delle informazioni sensibili. Degno di alcune delle più belle commedie di Plauto(autore latino famoso per quest’ultime) si rispolvera il topos letterario dello scambio di persona. Tutto nasce da un errore e il povero Alan sarà assunto da una sgangherata organizzazione di spionaggio: la squadra TNT.
Ma perché ve lo consiglio? Perché oltre ad essere uno dei capostipiti del fumetto internazionale è anche uno dei primi esempi di fumetto sociale. La povertà del gruppo TNT, il povero Alan e il suo amico Rock con le pezze sui vestiti e nemmeno un dollaro in tasca facevano sognare i bambini dell’epoca che non se la passavano ancora tanto bene. Discostandosi dalla solita immagine della spia alla 007 consentiva ai bambini di credere in loro stessi, di sognare, ad ambire a qualcosa di più. Ogni bambino poteva essere una spia, era questo il messaggio; ed era la cosa più bella del mondo.
Il personaggio poi incarnava l’ingenuità, la purezza che poi sono qualsiasi valore in senso primordiale. Cioè dalla purezza scaturisce l’onesta, la speranza, la capacità di reagire alle ingiustizie ecc. Inoltre, questa purezza era in contrapposizione con il mondo che circondava il personaggio, un mondo triste, disilluso e generalmente crudele. Davanti alla fame, alla povertà c’erano però i grandi occhi blu di Alan che parlavano: “c’è ancora speranza”.


martedì 14 ottobre 2014

Se ti è piaciuto il film, leggi anche... - Episodio 3: Hulk

E rieccoci qua, cari lettori di Law&Heroes! E nuovamente benvenuti a Se ti è piaciuto il film, leggi anche..., la nuova rubrica che vi consiglia quali storie leggere e recuperare se vi ha colpito un determinato personaggio nella sua più o meno recente versione cinematografica. In questo terzo episodio, parleremo di:


Hulk. Per tutti quelli che si stanno chiedendo come mai non si è parlato del Golia Verde subito dopo Iron Man, allora vuol dire che lo dobbiamo un pò sculacciare, perchè cioò vuol dire: 1) Non ci segue (e fa male) e 2) Non ha letto l'episodio precedente, cosa che vi invitiamo a fare. Detto questo, come ci si organizza per questi post? Di seguito, sempre in ordine cronologico, verranno riportate cinque storie che secondo noi di Law&Heroes hanno fatto la storia del personaggio e l'hanno definito per quello che è, oltre che a raccontare (a modo loro) un piccolo tassello di storia che ha reso prestigioso il media fumettistico. Capito tutto? Bene, detto questo, cominciamo!


Il Cuore Dell'Atomo


Testi: Roy Thomas, Harlan Ellison, Archie Goodwin & Chris Claremont, 
Disegni: Herb Trimpe & Sam Grainer
Pubblicazione Americana: Incredible Hulk #140/#148/#156 (Vol. 2, 1971-1972)
Pubblicazione Italiana: Hulk: Il Cuore Dell'Atomo (Collezione Marvel Gold)

Probabilmente, molti di voi si sono chiesti qual'è il precedente storico di alcune delle più grandi linee narrative portanti di certi personaggi, e che negli anni a venire hanno dato vita a grandi reinterpretazioni in altre chiavi di lettura di queste idee allora abbastanza grezze e naif. Qual'è stato il primo screzio fra Capitan America e Iron Man? Chi si è dimostrato degno di Mjolnir oltre a Thor stesso? Qual'è il primo gadget inventato dall'Uomo Ragno per battere il villain di turno? Queste sono quelle domande che si fa un lettore odierno a furia di vedere tutte queste manovre narrative che, oggi sono nella norma, ma che allora erano abbastanza rare e utilizzate solo per sottolineare grandi momenti. Ne Il Cuore Dell'Atomo viene data vita ad alcune mosse narrative che verranno riproposte più e più volte negli anni editoriali del Pelleverde e in storie come Planet Hulk e Always On My Mind; il Golia Verde viene trasportato nel regno sub-atomico di K'ai, dove conosce la bella Jarella e il sinistro Psyklop, e in particolare quest'ultimo minaccia la serenità del regno con i suoi folli piani. Qualcosa nella fisica e nell'atmosfera del pianeta, fa mantenere ad Hulk la sua forza e guadagnare al tempo stesso il cervello di Bruce Banner; così, fresco dell'upgrade, il Gigante Verde decide di utilizzare questo potenziamento per salvare la sua amata. Il personaggio visto come eroe di un mondo alieno in una storia molto alla Conan Il Barbaro, con la forza di Hulk, il cervello di Banner e una donzella che lo ama: ora svolgimenti narrativi del genere sono nell'immaginario comune del Golia Verde, ma all'epoca erano qualcosa di completamente inedito e (proprio per la pubblicazione di questi numeri) daranno il via a dei precedenti da usare come base per storie che lasceranno davvero il segno in futuro. Inoltre, era il primo tentativo di costruire qualcosa di più introspettivo da affiancare alle scene d'azione in cui Hulk va forte.


Lo Psichiatra Del Mostro


Testi: Roger Stern
Disegni: Sal Buscema
Pubblicazione Americana: Incredible Hulk #223-#227 (Vol. 2, 1978)
Pubblicazione Italiana: L'Uomo Ragno #267-271 (Editoriale Corno)

Ogni personaggio ha le sue tematiche a lui care, così come ogni serie ha i suoi cliché che ogni tanto tira fuori dal mazzo perchè ben si sposano con i protagonisti e perchè apprezzati dal lettore. The Walking Dead analizza sempre la tematica della sopravvivenza e gli X-Men, ogni tre per due, sono costretti a pararsi le chiappe da qualche futuro dispotico che li vuole estinti; questo, giusto per fare qualche esempio. Con Lo Psichiatra Del Mostro faranno il suo debutto le sessioni di introspezione psicologia del gigante verde tenute da Doc Samson, che si porrà come obiettivo personale quello di donare alla tormentata coppia Hulk/Banner una certa stabilità mentale. Scopriremo come la sua mente non sia esattamente un posto piacevole e come il suo stato mentale, i vari episodi vissuti e i traumi metabolizzati possano influire sulla sua trasformazione, generando addirittura degli Hulk diversi non solo a seconda del suo stato d'animo, ma anche a seconda del suo stato psicologico; la cosa, infatti, si sposava così bene che anni dopo la riprenderà il mitico Peter David come trampolino di lancio per introdurre Mr. Fixit: l'Hulk Grigio e fetente. In più, oltre ad introdurre una delle più famose battaglie con il Capo, il duo Stern/Buscema solleva anche la madre di tutte le domande Hulkiane, alla quale (ancora oggi) non c'è una vera risposta, a causa di tutte le valide reinterpretazioni che si sono susseguite negli anni: Chi è davvero Hulk? E' una personalità a parte, o la rappresentazione fisica di uno spettro della sua personalità? Qui viene data la prima delle tante risposte.


Futuro Imperfetto


Testi: Peter David
Disegni: George Pérez
Pubblicazione Americana: Hulk: Future Imperfect #1-2 (Vol. 1, 1993)
Pubblicazione Italiana: Star Magazine #35-36 (Edizione Star Comics)

E a proposito di Peter David! Il suo nome sta al personaggio di Hulk, come quello di Garth Ennis sta al personaggio del Punitore: non l'hanno creato, ma di sicuro gli hanno dato una delle interpretazioni migliori di sempre e anche più apprezzate da pubblico e critica, se non addirittura la migliore. Per il duo Ennis/Punisher non ne siamo sicuri, ma per David/Hulk si. La sua gestione sul verde energumeno, oltre ad essere tra le più innovative e brillanti, sarà anche una delle più lunghe di sempre: ben undici anni di durata, cominciando su Incredible Hulk #328 del 1987, e concludendosi su Incredibile Hulk #467 del 1998. Purtroppo quella di Peter David sul Golia Verde è anche una di quelle belle incasinate, perchè ogni situazione è l'una il seguito dell'altra, rendendola una run necessaria da leggere fin dall'inizio, altrimenti si rischia di arrivare impreparati a certi momenti e non apprezzarli come andrebbe fatto; ma siete fortunati però, perchè una delle poche storie che è possibile leggere senza recuperarsi quantità mastodontiche di numeri, è anche uno dei punti più alti di tutta la gestione di David. Grazie ad una macchina del tempo, Hulk viene strappato dal tempo in cui vive e trasportato da un Rick Jones anziano in un futuro dispotico distrutto dalle radiazioni, dove l'umanità è schiavizzata da un malvagio e psicopatico dittatore conosciuto come Maestro; unitosi all'alleanza ribelle che complotta per detronizzarlo, nella schermaglia che sussegue il Pelleverde scoprirà che Maestro è niente popò di meno che...se stesso, o meglio, una versione anziana e pazza di se stesso! In questa storia dai risvolti agghiaccianti e dal finale shock, il duo David/Pérez rispondono con beffarda ironia ad una domanda: Chi è il peggior nemico di Hulk? Hulk stesso. Letteralmente.


Always On My Mind


Testi: Paul Jenkins
Disegni: John Romita Jr.
Pubblicazione Americana: Incredible Hulk #24-25 (Vol. 3, 2001)
Pubblicazione Italiana: Devil & Hulk #82-83 (Panini Comics)

Anche se il titolo è stato tradotto in Italiano quando la storia fu pubblicata in patria tricolore, abbiamo deciso di tenerlo in lingua originale perchè (oltre a suonare più efficace) ci si poteva ricollegare agile alla bellissima Always On My Mind di Elvis Presley. Che centra il Re del Rock con il Pelleverde? Niente, ma centra però con la disfunzionale storia d'amore che Bruce Banner e Betty Ross hanno avuto negli anni, e se leggete il testo della canzone e penserete ai due, capirete che ci sta a pennello. L'amore, così come l'odio, è il tema principale della storia e deus ex-machina delle situazioni raccontate in questi due numeri; proprio quando Bruce riesce a venire a patti con la morte dell'amata Betty, Abominio (l'uomo che l'ha uccisa) ritorna più forte che mai per sistemare i conti in sospeso col verde alter-ego di Banner. Per tutti quelli che pensano che le storie di Hulk siano solo botte e schiaffi, con questa andrà a ricredersi, poichè è una di quelle che mette a nudo i sentimenti e crea situazioni struggenti dense di pathos: da una parte abbiamo un Hulk facile da capire ma difficile da amare, più verde che mai dalla rabbia e desideroso di vendetta contro chi gli ha strappato l'amore della sua vita; dall'altra abbiamo un Emil Blonsky facile da empatizzare ma difficile da accettare, qui mostrato come un uomo che si odia a sua volta per tutte le occasioni sprecate e che sommate l'hanno reso il mostro che è. Always On My Mind è una di quelle storie che da al lettore un'idea sulla sofferenza che può portare la perdita di amore, oltre che a dare la possibilità di conoscere ogni dettaglio sui personaggi coinvolti, lasciandoli spazio per fargli capire che qui non ci sono né buoni, né cattivi, solo uomini che hanno fatto delle scelte (costrette o meno) e che si lasceranno giudicare dal lettore.  


Planet Hulk


Testi: Greg Pak
Disegni: Carlo Pagulayan, Aaron Lopresti, Juan Santacruz, Gary Frank & Takeshi Miyazawa
Pubblicazione Americana:
The Incredible Hulk #92-105 (Vol. 2, 2006-2007) + Giant Size Hulk #1 (Vol. 1, 2006)
Pubblicazione Italiana: Planet Hulk (Grandi Eventi Marvel #3)

Cosa succede quando, improvvisamente, non sei il più forte di tutti? Questa è la domanda che si pone Greg Pak e il folto team di artisti scelto da lui; la risposta che ci da è Planet Hulk. Mandato nello spazio dagli Illuminati (gruppo segreto massonico composto da Iron Man, Freccia Nera, Mr. Fantastic, Charles Xavier e il Dr. Strange) perchè considerato ormai troppo ingestibile e pericoloso per il genere umano, Hulk approda per sbaglio sul pianeta Sakaar: mondo alieno imperialista e schiavista. Al suo arrivo, Hulk viene sconfitto, fatto prigioniero e costretto con la forza a combattere in un'arena di gladiatori per il sollazzo dell'imperatore del pianeta, il Re Rosso; lo scontento dilaga e una sacca di resistenza va già formandosi dai primi anni di schiavitù del Re Rosso, ma l'arrivo del Golia Verde da concreta speranza agli abitanti di Sakaar, che vedono in lui un'ancora di salvezza. Considerata da molti la miglior storia di Hulk, qui il Pelleverde si dimostrerà fragile proprio sulla materia dove va forte e forte sulla materia dove non si è mai distinto granché: distruzione (la prima) e leadership (la seconda). Su Sakaar troverà avversarti micidiali che gli terranno testa in una maniera mai vista prima, mettendo a dura prova la sua forza e costringendolo ad unirla al cervello, ma grazie alle sue esperienze Terrestri, Hulk si vedrà capo di una resistenza dedita a rovesciare un regime tirannico. Il verde alter-ego di Bruce Banner non è mai stato considerato un vero e proprio supereroe, quanto un outsider desideroso di essere lasciato nel suo brodo; qui avrà l'occasione di fare la differenza ed essere, davvero per la prima volta, come i suoi colleghi supereroi.


E queste, cari lettori di L&H, sono le letture che vi consigliamo se Hulk vi ha colpito al cinema. Quali di queste vi interessano di più? Ce ne è qualcuna che avete già letto tra quelle citate? Siete d'accordo con la nostra lista? Non abbiate paura di commentare e fatecelo sapere!

venerdì 10 ottobre 2014

STAR WARS Rebels



A metà Ottobre negli Stati Uniti, a inizio Novembre in Italia uscirà su Disney channel  "Star Wars Rebels", ossia la prima opera video non creata dalla mente di George Lucas, ma  dalla Lucasfilm animation, che ormai è sotto il controllo della Disney. Per la promozione della serie è stato già divulgato un film d'animazione di un'ora che narra le prime vicende dei protagonisti: un jedi rinnegato( specifico, rinnegato è diverso da un sith), un ragazzo-ladro, una mandaloriana( umano tipo Jango e Boba Fett per intenderci) e un peloso Bothan.

Chi vi ricorda? luke, han, leia e chewbacca? a me molto come team e il droide simile ad R2D2
La trama si snoda sulle prime fasi della nascita della ribellione contro l'impero galattico, quindi in linea temporale siamo 5 anni prima di Star Wars IV.
Che dire? Si tratta di una serie che teoricamente avrebbe un enorme potenziale, ma dal film introduttivo non mi è sembrata molto avvincente: battute scadenti, scontri sempre favorevoli ( ma gli stormtrooper sono sempre impediti?!) e una grafica per nulla entusiasmante. Già c'è erano state due serie animate prodotte da Lucas in persona che raccontano le vicende delle guerre dei cloni; una in particolare, The Clone Wars, con 6 stagioni, rappresenta al meglio le vicende del periodo fra il secondo e il terzo film in ordine cronologico: era sempre riferito per un pubblico giovane, ma era dimensionato con una grafica ex-novo e particolare che la rendeva simpatica a molti, inoltre quasi sempre gli eventi erano sfavorevoli ai protagonisti che perdevano molti alleati cloni ( perchè sempre i caschi bianchi ci devono rimettere?! Poveri... ed erano l'élite militare).
Spero in uno sviluppo su questa linea della serie, dove non sempre il giusto o il protagonista vinca, altrimenti che gusto ci sarebbe?

Poi ho notato un'immagine.


Disney, mi spiegate cos'è questa? Una frusta laser??? Che senso ha? Non sarebbe più una spada laser, nè un' arma jedi: come disse il saggio Ben Kenobi:

« Questa è l'arma dei cavalieri Jedi. Non è goffa o erratica come un fulminatore... è elegante invece, per tempi più civilizzati »

Se trovo questa frusta in un solo frame d'immagine della serie sono cavoli vostri!
E con questo chiudo.

mercoledì 8 ottobre 2014

I 3 "ASSOLUTAMENTE" della settimana: VIDEOGAMES

Dato che ormai è quasi un anno che scrivo su questo blog e più o meno avete capito quali sono i giochi di ultima generazione che mi garbano tanto ora vi vorrei fare una breve scarrellata di giochi che in un certo modo mi hanno formato e colpito nel corso della mia adolescenza e anche un pelo prima della vera e propria pubertà. State attenti potrete rimanere offesi.  

Pokémon


Anno d’uscita: 1996
Autori: Nintendo – Game Freak 

Esattamente sicuramente i pocket monsters meritano un posto d’onore, hanno riscritto le regole del gioco in un certo senso. Hanno creato un modo a parte dove un bambino prende in mano il proprio destino ed insegue il suo sogno insieme a dei simpatici mostriciattoli che cresceranno con lui fino a divenire temibili. C’è poco da fare Pokemon è un gioco di formazione che permette al bambino di guadagnarsi da vivere battendo altri allenatori guadagnando denaro al fine di potersi permettere determinati oggetti o semplicemente ottenerli attraverso queste sfide. Tutto ciò sembrerà basilare ma in realtà le lotte devono essere studiate e gli attacchi lanciati oculati, tenendo conto delle varie categorie e stati del pokemon altrimenti cadrai insieme alle tue creature.
C’è sempre un gruppo di loschi personaggi che vogliono fare qualcosa di sbagliato, solitamente rubare o utilizzare il potere di qualche Pokemon leggendario per i loro scopi malvagi e tu sei lì a 10 anni pronto per salvare il mondo con  sei pokeball in tasca e i tuoi amici mostriciattoli pronti a combattere per te.
Evoluzioni, lega Pokemon e pokedex da completare accompagnano il giocatore a vivere un’esperienza lunghissima e di formazione sia in materie spicce come la gestione del denaro fino ad insegnare il valore dell’amicizia e della fedeltà. Un gioco che sicuramente ha un passato e un futuro ancora più radioso.

Prince of Persia Spirito Guerriero 


Anno d’uscita: 2004
Autori: Ubisoft

È sicuramente un gioco che ha segnato l’epoca dei videogames con lasua grafica straordinaria grafica(per l’epoca ovviamente) e per lo stile di combattimento da tagliagole professionisti ma quello che ci vuole dire il principe senza nome è molto di più. Dopo la fine del primo capitolo in cui sembrava tutto sistemato il principe scopre che in realtà di in ordine non c’è na beata fava. Dovrà recarsi sull’isola del tempo per rimediare ai propri errori e sfuggire al destino impersonificato da un terribile mostro nero: il Dahaka, che ti vuole morto, ovviamente. Tra mostri di sabbia e imperatrici mezze nude, il principe dovrà cercare di impedire la creazione delle sabbie del tempo per impedire poi che lui le apra nel primo episodio. Le interpretazioni a sto punto potrebbero essere due. Prima; devi fuggire dai tuoi errori oppure ti raggiungeranno e ti distruggeranno. Seconda e molto più affascinante; il destino non è scritto, il tempo scorre e anche se questo ti insegue devi fare di tutto perché le cose vadano per il verso giusto e se non ci riesci al primo colpo devi perseverare e giungere al tuo obiettivo. Ma senza dimenticarti degli altri e di fare le cose per bene o altrimenti in termini videoludici arriverai ad un falso finale. È un gioco che parla di redenzione e passa dal pentimento, alla mera sopravvivenza, passando per la redenzione e l’odio, sfociando nell’amore. La volontà è tutto. Scrivi il tuo destino. Questo è quello che insegna il secondo capitolo del principe di Persia. E dimentichiamoci tutti quelli che sono venuti dopo.

Age of Empires


Data di uscita: 1997
Autore: Microsoft – Ensemble Studios

Molti di voi si chiederanno il perché di questa scelta. È insolita è vero perché non vi è una vera e propria trama in AoE, si tratta infatti di un gioco strategico in cui il giocatore deve costruire e sviluppare il proprio impero e impersonare fondamentalmente il re o l’imperatore di questa civiltà. Questo gioco mi è rimasto nel cuore perché oltre ad essere uno dei primi a cui abbia mai giocato era anche un gioco che impegnava fortemente il cervello. Qui non si trattava di comprare una pozione o una pokeball ma di gestire effettivamente un sacco di cose. Dai contadini ai cacciatori, dai costruttori all’esercito, dai sacerdoti al sistema difensivo delle varie città. Non si trattava di nient’altro che di vera e propria sopravvivenza. Partite di ore che si potevano perdere per una mossa militare avventata o un errore nell’uso delle risorse disponibili che se esaurite mandavano fondamentalmente la partita in completo stallo.
Nello stesso momento si imparava anche un sacco di storia tramite le campagne ma anche semplicemente giocando con popolazioni diverse ogni partita così da venire a conoscenza degli usi, i costumi e delle caratteristiche militari di ogni popolo minuziosamente riprodotte. Dal primo AoE fino all’ultimo si è passati dalla preistoria al ‘700 divertendosi ed imparando a sopravvivere. Non mi dimenticandomi di quel piccolo capolavoro di Age of Mithology che riprendeva le popolazioni già viste nel primo capitolo della serie, ma aggiungendo le caratteristiche mitologiche di ogni singola popolazione. Comprese i poteri divini e la possibilità di evocare bestie mitologiche da far combattere al proprio fianco: SPETTACOLARE!


Con questo avrei finito. Non aspettate a commentare: Quali sono i vostri giochi di infanzia o comunque che vi sono piaciuti di più ma che in particolar modo vi sono rimasti nel cuore? Scrivetecelo qua sotto oppure sulla nostra pagina Facebook! 


venerdì 3 ottobre 2014

Dragon Trainer 2 - Top o Flop?

Tornano in campo i maghi dell’animazione della Dreamworks Animation, forti del grande e meritatissimo successo di Dragon Trainer (2010). C’è da dire che non è mai facile ripetersi, quindi complimenti perché… no, complimenti niente. Ma partiamo con ordine. Se il primo capitolo ci ha offerto colpi di scena, sentimento, azione, ribellione, draghi, paura, rabbia e sollievo, questa volta non si capisce molto bene quale sia l’obiettivo del regista Dean DeBlois.

Trama
Hiccup dovrà scontrarsi con un nuovo nemico, deciso a sottomettere i popoli al suo volere. Con l’aiuto dei suoi amici e degli abitanti del villaggio, guidati dal padre Stoick, Il ragazzo si troverà di fronte ai due draghi alfa, creature immense in grado di sputare ghiaccio.

La trama è abbastanza lineare, ma composta da sottotrame minori che offrirebbero sì spunti interessanti, ma che alla fine non stanno in piedi. Senza voler spoilerare troppo, mi riferisco al ricongiungimento fortuito tra Hiccup e la madre Valka, visto già nei 56 trailer del film. Ma come, bastano due parole per riappacificare i due? La vichinga ha trascorso 20 anni lontana dal villaggio, senza mai curarsi del figlio, e improvvisamente rinasce il sentimento materno dopo un loro fortuito incontro. Per non parlare del temibile antagonista, Drago Bludvist, energumeno in grado di controllare i draghi (notizia da niente…!), che salta fuori all’improvviso deciso a sottomettere il villaggio di Berk. Non vado oltre, se non per segnalare un importantissimo colpo di scena a venti minuti dalla fine, che non ho ancora deciso se considerare estremamente coraggioso o più semplicemente troppo azzardato.
Ma in fondo il racconto è tratto dal libro di Cressida Cowell, quindi dovremmo prendercela con lei.

In generale
Comparto grafico eccellente, la qualità non si discute. Viene dato più spazio alle sequenze di volo, che riescono a trasmettere un forte impatto visivo. Compaiono nuovi draghi e nuovi personaggi, tutto sommato ben caratterizzati. Il film però non convince mai pienamente, non si capisce cosa aspettarsi e soprattutto non è chiaro il messaggio che vuole trasmettere. Si nota, comunque, un passo avanti per quanto riguarda la maturità dei personaggi. Sembra quasi che la Dreamworks abbia cercato di tornare quella audace e seria di un tempo. I momenti divertenti non mancano, certo, ma sono decisamente rari se pensiamo a film come Madagascar, Shrek, Kung Fu Panda, I croods e molti altri. Da apprezzare il tentativo, ma è il caso di essere più chiari ed esprimere meglio i concetti, perché come dicevo, non si riesce del tutto a capire quale sia il tema centrale del film. Rapporto familiare e legami di sangue? Amicizia e amore? Libertà? Saper perdonare? Rispettare gli altri? Troppe cose e troppo confuse.

Film comunque piacevole, si lascia guardare, pieno d’azione ma ancora un po’ grezzo. La Dreamworks sembra aver preso la strada giusta, ma deve migliorare in fretta, perché la Disney è sempre pronta a colpire.   

Voto: 7



giovedì 2 ottobre 2014

I 3 "ASSOLUTAMENTE" della settimana: FILM D'ANIMAZIONE

In questi giorni mi chiedevo quali film, film d’animazione o videogames mi avessero colpito particolarmente o fossero effettivamente entrati a far parte con il loro carisma all’interno del mio bagaglio personale e che quindi mi avessero in qualche modo reso una persona migliore. Oltre a quelli che avevo già messo nella mia top 3 personale tempo addietro, mi sono reso conto che ce ne erano molti altri. Questa volta però non voglio fermarmi ad un articolo meramente compilatorio bensì cercherò di enunciare i pregi di questi film che un po’ hanno segnato me come una generazione intera. Usciti in passato o in un passato più prossimo ad oggi non importa, hanno comunque lasciato un segno. Per non rendere troppo noiosa una lettura infinita ne ho scelti tre, è stata una scelta ardua ma alla fine ce l’ho fatta. Questo articolo segna quindi l’inizio di una di quelle rubriche tanto promesse da parte del nostro blog e quindi fa parte di quel nuovo ciclo che abbiamo inaugurato il mese scorso.
Avanti quindi con le tre scelte: questa volta ci toccano i film d’animazione!

Toy story 3


Anno d’uscita: 2010
Autori: Disney Pixar

Molti di voi si chiederanno il perché non abbia messo il primo della trilogia che ha segnato l’inizio dell’era del cartone animato digitale. Il fatto è molto semplice, il terzo è un capitolo molto più interessante dal punto di vista simbolico ed emotivo. Innanzitutto si ravvisano temi molto più profondi e sembra fatto anzi è fatto per tutti quelli che erano bambini all’epoca del primo titolo della serie. Tutti ci siamo identificati con Andy nel primo capitolo e ci siamo sentiti in colpa per aver accantonato un vecchio giocattolo per uno nuovo e in questo capitolo siamo sempre noi che stiamo per accingerci a diventare adulti definitivamente e non sappiamo più cosa farcene di quei giocattoli che ci hanno fatto impazzire da piccolini e che adesso sono rinchiusi in una scatola. Rivedere Woody e Buzz è un po’ come vedere i nostri giocattoli che non vedono l’ora di essere almeno toccati un’altra volta. Tutti ci siamo trovati davanti al duro dilemma: buttarli, tenerli o donarli? Non c’è una vera risposta a questa domanda perché tutte hanno troppi pro ma anche molti contro.  Alla fine, dopo le solite peripezie dei giocattoli per tornare da Andy, il ragazzo deciderà di regalare i giocattoli ad una bimba ma prima di farlo si dedicherà per l’ultima volta a giocare con loro e ad immaginarsi per l’ultima volta straordinarie avventure con lo sceriffo e l’uomo spaziale.
Andando oltre, ci sono molti altri punti chiave nel film ma quello di più importanza è ancora una volta l’amicizia. Ma qui si va oltre, si raggiungono vette altissime: mi spiego meglio. In questo capitolo è come se i giocattoli fossero invecchiati, la loro vita l’hanno vissuta ed è come se fossero al loro momento crepuscolare. Tutto il film si basa sulla loro fuga da questo asilo dove un orsacchiotto funge da dittatore e li costringe a rimanere in quel posto infernale. Riusciranno a fuggire ma durante la fuga si ritroveranno intrappolati in una discarica e verranno intrappolati in un inceneritore. Quando ormai tutto sembra perduto e quindi ormai rassegnati alla loro morte, l’ultima cosa che fanno è darsi la mano, ma non per paura ma perché per tutta la loro vita hanno vissuto fantastiche avventure, hanno adempiuto in modo impeccabile al loro compito di giocattoli e tutto questo l’hanno fatto insieme. Sono pronti a dirsi addio ma non rassegnati alla disfatta, abbracciano la morte con un sorriso. Ovviamente un intervento provvidenziale(giusto per non esagerare con le lacrime) li salverà ma la scena c’è e non si cancella.

Princess Mononoke


Anno d’uscita: 1997
Autori: Studio Ghibli – Hayao Miyazaki

È il primo di quella che secondo me è una trilogia impressionante e definitiva del maestro Miyazaki: Mononoke, città incantata e il castello errante. È il film che consacra definitivamente un artista sottovalutato e osteggiato in occidente soprattutto dalla rivale numero uno Disney. Princess Mononoke è la storia del progresso umano e di conseguenza della distruzione della natura. Ma davvero non si può vivere insieme e pacificamente senza essere l’uno l’opposto dell’altro? È questa la domanda che aleggia durante tutto il film. San, principessa Mononoke è un’umana che è cresciuta tra i lupi e che quindi difende la loro causa mentre dall’altra parte sta Eboshi, governatrice di una città che sta radendo al suolo la foresta per farne delle armi con cui conquistare l’intero Giappone. Ma è davvero così cattiva questa Eboshi? Effettivamente no, cura persone malate e dà lavoro ad un sacco di persone. Altro punto chiave del film, tutto è relativo: anche bene e male. Ma ci sono cose che vanno difese imprescindibilmente come appunto il territorio e la natura perché sono le stesse che ci hanno generato. Film che non ha colpito in occidente quanto avrebbe dovuto all’epoca dell’uscita anche se poi negli ultimi anni è diventato un punto cardine da cui partire per insegnare alle nuove generazioni(anche se il film è un po’ ostico per i ragazzi) cosa vuol dire difendere l’ambiente e l’importanza di esso.
Tralasciando infine i messaggi insiti nella pellicola, basta ammirare i disegni, la fattura dei personaggi, la caratterizzazione di questi. Dalla principessa, ai lupi, agli spiriti della foresta fino alla divinità cervo. Un film incredibile che ammalia tramite le sue infinite sfumature e i suoi paesaggi fiabeschi mozzafiato.

Una tomba per le lucciole


Anno d’uscita: 1988
Autori: Studio Ghibli – Isao Takahata

Stavolta non è Miyazaki l’autore del film bensì il cofondatore dello studio Ghibli cioè Takahata, maestro d’animazione anche lui, non fatevi ingannare. Perché questo film? La guerra e i bambini. Due vocaboli che difficilmente si accostano e se lo si fa non succede nulla di buono. La storia narra di due fratelli, maschio il maggiore e femmina la minore, che d’un tratto si ritrovano soli al mondo a causa dello scoppio della guerra e della conseguente morte della madre e del padre negli scontri. Prima vengono ospitati da una zia che però li sfrutta e sono quindi costretti ad andarsene. Si rifugeranno in una grotta e nella penuria di cibo generale cercheranno di sopravvivere. Ovviamente ciò non accadrà e qui sta la tragedia. Il film finisce nel peggior modo possibile ovvero con la morte dei due protagonisti. Ed è proprio questo che consacra questa pellicola nel pantheon dei film d’animazione più belli di sempre; l’orrore della guerra visto dai soggetti più indifesi, che non dovrebbero temere questo mondo ma invece abbracciarlo e scoprirlo. E in ogni caso il coraggio di questi di reagire, sopravvivere fino a quando possibile, senza piangere, rimboccandosi le maniche ed occupandosi in qualsiasi modo l’uno dell’altra. Come appunto dicevo prima, c’è la guerra in casa con le persone che si uccidono per un tozzo di fame, che lasciano morire di fame due ragazzini senza sensi di colpa, c’è la guerra che è una cosa terribile e che non si può spiegare a parole, ma ad immagini lo studio giapponese c’è riuscito pienamente e come al solito ne è uscito un capolavoro.


Non a caso due film su tre sono dello Studio Ghibli. La notizia del loro stop a tempo non ben determinato colpisce e addolora un ammiratore accanito come me. Qualsiasi sia il futuro di questo studio d’animazione, dopo i vari ostruzionismi degli occidentali per evitare che questi film arrivassero da noi, si può dire senza alcun ombra di dubbio che abbia lasciato un profondo segno nell’anima di tutti coloro che hanno assaporato l’essenza dei sogni contenuta in ogni fotogramma di questa magnifica fabbrica di fantasia che è e rimarrà sempre lo studio giapponese.

E per voi? Quali sono i film d'animazione che vale la pena vedere o che vi hanno colpito maggiormente? Non esitate a commentare!