Essendo un ragazzo abbastanza giovine mi sono perso tutte
quelle opere fumettistiche nate e concluse prima della mia nascita; ogni tanto
non manco di recuperare qualche pezzo di letteratura a nuvolette solitamente
per qualche input esterno. Così è successo per Capitan Harlock, fantascienza e
pirati sono due argomenti che sempre, anche se in modo diverso, mi hanno
affascinato e quindi mi sono lanciato in questa lettura grazie anche all’aiuto
della ristampa che Rw edizione sta pubblicando in questi mesi.
Il film mi aveva intrigato ecco il motivo per cui mi sono
avventurato in questa lettura, i grandi fan mi avevano detto che gli autori si
erano presi un po’ troppe licenze per la stesura della sceneggiatura e quindi
la loro valutazione era un po’ scettica. Io da profano avevo però apprezzato il
film, quindi dopo questa intro mi avventuro in una delle recensioni più scomode
che abbia fatto.
TRAMA: (riporto
brevemente quella di wikipedia) La storia ha inizio "tanto tempo fa, nel
lontano 2977". Il Governo Unificato della Terra guida un pianeta in pace,
in cui le persone vivono in uno stato di perenne indifferenza rispetto a quello
che accade nel mondo ed intorno ad esso. Le macchine hanno sostituito l'uomo
nei lavori più comuni. Il prezzo che ha pagato la Terra per l'avidità dell'uomo
è stato lo spreco di tutte le sue risorse, i mari sono stati quasi prosciugati
e molti beni vengono attinti da altri pianeti, perché ormai la Terra non è più
produttiva. La classe dirigente, rappresentata dal Primo Ministro, è intenta
solo a racimolare voti alle elezioni e a negare l'evidenza di gravi problemi.
Le persone che non condividono questo tipo di mentalità sono tenute ai margini
della società, considerate fuorilegge (Capitan Harlock e la sua ciurma) o
idealisti fuori di senno (il professor Dayu e la sua famiglia). Questo stato di
apatia non viene turbato nemmeno dall'arrivo sulla Terra di una misteriosa e
gigantesca sfera nera, chiamata Pennant, che precipitando causa un immane
disastro, oltre che la morte di alcuni eminenti scienziati, tra cui il
professor Dayu. Harlock inizia ad indagare su questa sfera e scopre che
l'oggetto, coperto da strane iscrizioni, è stato inviato come monito dal
potente pianeta Mazone, che vuole conquistare la Terra e trasformarla nella sua
seconda patria. Comincia quindi una guerra solitaria a bordo della sua
astronave Arcadia contro le Mazoniane, per salvare la Terra. A lui si unisce,
per spirito di vendetta e ribellione verso la società indifferente, Tadashi
Dayo, figlio dello scienziato morto.
La sceneggiatura del film mantiene inalterati solo alcuni
personaggi chiave, mentre per il resto viene totalmente stravolta.
DISEGNO: il
disegno a volte è quasi caricaturale, anche le dimensioni di alcuni arti è in
certe occasioni improponibile. Le ambientazioni a tratti sono identiche non
differenziandosi per nulla l’una dall’altra. Molti personaggi sono
rappresentati come nani, in particolar modo quelli secondari, forse appunto per
sottolineare la loro poca importanza.
SCRITTURA: certe
situazioni sono ripetitive e a volte scritte in maniera un po’ troppo ampollosa
e ridondante. La caratterizzazione dei personaggi a volte è insignificante e
l’autore tende a far dire sempre le stesse cose per più volte, in più vignette.
Si nota dalle battute che è un fumetto datato e purtroppo come tutte le opere
di fantascienza perde molto col passare degli anni. Pochi autori di questo
genere sono riusciti a mantenersi efficaci nel tempo.
la locandina del film distribuito anche in 3d |
Il film tuttavia riesce a colmare questo deficit, tentando
di rinnovare il medium scritto, aggiungendo elementi fantascientifici validi
non presenti nel fumetto. Tuttavia appunto il fumetto, ad una lettura odierna,
risulta un po’ ridondante e di conseguenza non di facile lettura, affondando il
ritmo in alcune fasi fondamentali e non riuscendo a riattivarlo per molte
pagine.
In conclusione questo fumetto rimane un valido antenato e
predecessore dei nuovi fumetti e non solo fantascientifici ma purtroppo
possiede uno stile decisamente retrò che a non tutti può piacere e quindi non
può assurgere ad essere un’opera definitiva.
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