Buon anno ancora e bentornati all’appuntamento con le
recensioni di L&H, arriva un po’ in ritardo come sempre ma le ferie sono
tiranne e sono riuscito a vederlo solo ieri sera: sto parlando del nuovo
capolavoro Disney “Big Hero 6”. Argomento particolare perché è innanzitutto
tratto da un fumetto Marvel, inedito in Italia e che negli States ha avuto un
sacco di successo.
TRAMA: La storia si svolge nella frenetica e tecnologica
città di San Fransokyo. Hiro Hamada è un giovane e geniale ragazzo che la notte
partecipa ai bot duelli (incontri clandestini dove gli sfidanti fanno
combattere dei robot costruiti da loro stessi che si svolgono nei vicoli e
nelle zone più malfamate della città) dove frequentemente vince, ottenendo
notevoli vincite di denaro. Dopo l'ennesima vittoria però alcuni giocatori
decidono di impartirgli una bella lezione, dalla quale fugge con l'aiuto del
fratello Tadashi, con il quale scappa per poi essere preso e imprigionato dalla
polizia. I ragazzi vengono successivamente liberati e riaccompagnati a casa
dalla zia Cass, la loro tutrice (i genitori sono morti quando Hiro aveva 3
anni). Una volta a casa, Tadashi parla a Hiro cercando di allontanarlo dai bot
duelli e avvertendolo di non sprecare il suo potenziale, senza però essere
ascoltato. Per farlo ragionare, Tadashi lo porta al San Fransokyo Istitute of
Tecnhology con la scusa di accompagnarlo ad un'altra sfida. Qui Hiro fa la
conoscenza degli amici di Tadashi: l'atletica Gogo, il pignolo e precisissimo
Wasabi, la maga della scienza Honey Lemon e il nerd e mascotte dell'istituto
Fred, oltre che del mentore di Tadashi, il professor Robert Callaghan,
direttore dell'istituto e scienziato di grandissima fama. Tadashi inoltre
presenta a Hiro Baymax, un robot progettato per dare ogni tipo di assistenza
medica e sanitaria registrata all'interno del suo chip medico. Più che convinto
a entrare all'istituto, Hiro decide di portare un progetto alla serata di
ammissione e, aiutato dal fratello e dai suoi nuovi amici, realizza dei
microbot, minuscoli robot controllati mentalmente in grado di assumere
qualsiasi forma, prevalendo su tutti gli altri candidati. Poco dopo la sua
presentazione, Hiro viene avvicinato da Alistair Krei, il capo delle Krei Tech
Industries, il quale si offre di comprare la sua invenzione e di poterla
vendere ma il ragazzo, consigliato anche dal professor Callaghan, rifiuta
l'offerta e viene ammesso tra gli studenti. La felicità però dura poco: poco
dopo essere usciti nell'istituto scoppia un incendio e Callaghan risulta ancora
dentro l'edificio, perciò Tadashi entra per salvarlo ma si verifica un'esplosione
che causa la morte del professore e di Tadashi. La perdita del fratello segna
profondamente Hiro, che si isola da tutto e tutti. Un giorno Hiro attiva
involontariamente Baymax (il quale era stato portato a casa dal fratello tempo
prima) e nel tentativo di disattivarlo trova uno dei suoi vecchi microbot
ancora attivo e, a detta di Hiro, difettoso. Baymax però nota che il bot vuole
andare in una direzione precisa e va ad indagare, seguito a ruota da Hiro che
non capisce dove stia andando il robot. Alla fine i due arrivano all'interno di
un capannone abbandonato e dopo essere entrati Hiro fa una terribile scoperta:
qualcuno sta producendo una serie massiccia dei suoi microbot per motivi ignoti
e poco dopo i microbot si animano e attaccano Hiro e Baymax e durante la fuga
Hiro scopre chi li controlla: Yokai, un misterioso individuo con una maschera
Kabuki sul volto. Dopo essere andato inutilmente dalla polizia a denunciare il
fatto, Hiro torna a casa e realizza che l'incendio non è stato un incidente e
che Yokai lo ha causato al solo scopo di rubare la sua invenzione e decide di
catturarlo. Per farlo Hiro realizza un'armatura per Baymax ed un chip da
combattimento, dove sono inseriti diversi stili di lotta e arti marziali. Da qui
la storia si sviluppa e andrei a spoilerare più di quanto già abbia fatto.
COMMENTO: il film
è gestito in maniera ottima, senza riduzioni di climax improvvise e senza
grossi inceppi. È un film che non accontenterà gli amanti delle canzoni dei cartoni
animati e dico anche grazie al cielo. Avevo fatto molto fatica a digerire
Frozen, dove praticamente la parte cantata superava quella recitata. Il nemico
è ben definito, è cazzo cattivo e ci va di mezzo un sacco di gente. Un classico
Disney alla Re Leone, senza tanti fronzoli, divertente ma anche con momenti di
pathos di grande effetto. I personaggi sono ultracaratterizzati e le forme
fisiche sono particolari solo per loro, caratterizzandoli ulteriormente. Ad esempio
la bionda è un grissino mentre la zia del protagonista ha un fisico molto
normale e realistico. C’è quindi una forte differenziazione tra personaggi
principali e secondari. Un punto a favore della Disney e dei creatori di Frozen
dove, nonostante i riconoscimenti, a mio parere non si erano impegnati un
granché. La trama è ben sviluppata e semplificata per un pubblico infantile
anche se appunto certe scene un pubblico così piccolo non le può cogliere. Per quel
che riguarda i personaggi si può dire ancora che sono delle persone tra molto
virgolette normali, e che dalla società sono trattati come emarginati. Più e
più volte si ripete la parola nerd che notoriamente è utilizzata in maniera
spregiativa. C’è quindi come per Frozen un impegno della Disney ad essere
portatrice di determinati valori di tolleranza e amicizia anche per quelle
persone che non si sentono mai a proprio agio con gli altri. In questo film si
sottolinea anche in maniera ben marcata l’importanza di un’istruzione, l’importanza
di continuare gli studi, di continuarli finche si può ed eccellere in essi,
ovviamente non si diventerà eroi, ma il messaggio della Disney è proprio
quello: chiunque può essere un eroe anche studiando e lavorando sodo senza
dimenticarsi delle persone che ci stanno accanto. Altro argomento trattato è
quello del lutto, in maniera semplicistica certo, ma in maniera tale da far
comprendere il dolore ad un bambino, ad incitare i bambini a non lasciarsi
andare e reagire davanti ad un lutto in famiglia.
È un film tratto da un fumetto Marvel quindi da qualche
parte vedrete il leggendario Stan Lee che come al solito si piazza dentro in
ogni film tratto da un comic della sua casa editrice. Vi consiglio di rimanere
in sala fino alla fine dei sottotitoli per godervi una scena aggiuntiva molto
divertente.
Con questo direi che posso chiudere per oggi! Commentate qua
sotto se avete qualcosa da dire altrimenti state zitti e leggetevi e basta sta
recensione. Bella lì! Ci vediamo dopodomani con Far Cry 4!!!
VOTO 8,5/10
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