Con un attimo di ritardo da come vi avevo promesso ma questa
recensione arriva comunque. Dato che ci sono state le nomination agli Oscar noi
di Law&Heroes abbiamo preferito fare uno speciale su il candidato per
eccellenza di quest’anno: Wes Anderson.
Ma non perdendo altro tempo addentriamoci tra le montagne
del Kyrat, benvenuti nel gioco open world: FAR CRY 4!
Il capitolo precedente era uscito nel 2012 e narrava le
vicende di un giovane che in vacanza con gli amici veniva rapito e
successivamente restava invischiato in
faccende oscure. Esternamente era solo una lotta alla tirannia, in realtà c’era
una sottotrama tribale/esoterica che era in fondo la parte più interessante del
gioco. Succede la stessa cosa in questo capitolo, non c’è ovviamente nessun
collegamento effettivo con le avventure accadute sulle isole tropicali bensì si
narrano quelle di un ragazzo che torna nella terra natia della madre per
disperdere le sue ceneri. Verrà quindi rapito dal tiranno della zona Pagan Min
che si rivelerà una sorta di Vaas anche se non così affascinante. Si scoprirà
che il protagonista Ajay Ghale è il figlio del compianto capo della resistenza
del Kyrat, eroe del Sentiero d’oro. Pagan Min tenta di portarlo dalla sua ma
ovviamente non ci riuscirà e Ajay con l’aiuto di alcuni personaggi di spicco
del sentiero d’oro fuggirà dal tiranno e comincerà a far di tutto per sconfiggerlo.
Analizziamo adesso più approfonditamente il gioco senza
svelarvi lo svolgimento della trama. Come tutti i Far Cry il protagonista è un
signor Nessuno, o quasi, ha qualche legame con gli uomini del posto o viene
riconosciuto come il salvatore dalle scritture tribali sul pisello del capo
villaggio. In ogni caso non è addestrato, non è un militare, non è un
mercenario. È una sorta di messaggio per dire che tutti possiamo essere degli
eroi, anche se ovviamente al 90% moriremmo dopo i primi due spari. Ma quello
che però altri giochi non dicono è che anche gli eroi fanno degli errori, la
morte del padre è oscura, le scelte di alcuni componenti del sentiero d’oro
sono discutibili e a volte quando bisogna scegliere che linea seguire il giocatore
si troverà sempre davanti ad una scelta complicata e ambigua.
Il gioco strutturalmente ricalca molto il precedente,
avamposti da liberare, torri radio da disconnettere e l’aggiunta delle fortezze
dei boss principali da liberare. Riconfermata la caccia per creare l’equipaggiamento
necessario anche se resa un poco più difficile dalla rara presenza degli
animali in alcune zone della mappa. Tutto quello a cui Ubisoft ci ha abituato a
vedere negli ultimi anni tra Far Cry e Assassin’s Creed. Come per quel che
riguarda la difficoltà del gioco, a tratti molto semplice nelle missioni
principali, diventa molto più complesso nelle missioni secondarie. Sono state
aggiunte un sacco di tipologie di missioni, l’assassinio, l’occhio per occhio,
le diverse missioni di caccia e infine le missioni Shangri-La. Vorrei soffermarmi
un attimo su queste missioni che sono il reparto esoterico vero e proprio del
gioco. Sono solo 5 purtroppo ma le ultime due sono parecchio complicate. Per chi
non lo sapesse lo Shangri-la nella cultura tibetana è il paradiso in terra, una
valle tra le montagne dell’Himalaya in cui vi è un posto di pace, tranquillità
e benessere totale. Il protagonista quando trova i frammenti di questo arazzo
viene trasportato appunto in questo paradiso sotto forma di Kalinag pellegrino
inviato dal re a cercare il paradiso. Ma il paradiso è sotto attacco, dei
demoni vogliono impadronirsene e Kalinag li deve fermare. Accompagnato da una
tigre bianca e il fedele arco dovrà affrontare questi temibili demoni e infine
la bestia alata. Ci sono dei rimandi anche nella missione principale ma adesso
che sono ormai alla fine non vi è stato un collegamento reale, spero che le
cose collimino e che Ubisoft non abbia lasciato questa straordinaria
ambientazione a mera missione secondaria slegata poi effettivamente dalla
trama.
Da sottolineare è l’estrema bellezza delle scenografie e
dell’ambientazione, monasteri incavati nella roccia, paesaggi naturali e
montagne immense vi faranno perdere la testa e rimarrete colpiti dalla bellezza
del Kyrat e dell’Himalaya. Perché esatto, ci sono delle missioni in cui si
dovrà paracadutarsi da 8mila metri o recuperare il carico di un elicottero
abbattuto a 7mila.
VOTO 8/10
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