martedì 30 settembre 2014

Se ti è piaciuto il film, leggi anche... - Episodio 2: Nick Fury

E rieccoci qua, cari lettori di Law&Heroes! E nuovamente benvenuti a Se ti è piaciuto il film, leggi anche..., la nuova rubrica che vi consiglia quali storie leggere e recuperare se vi ha colpito un determinato personaggio nella sua più o meno recente versione cinematografica. In questo secondo episodio, parleremo di:


Nick Fury. Per chi ha letto l'Episodio 1 di questa rubrica (e per chi ha ben in mente la cronologia d'uscita dei film dell'Universo Cinematografico Marvel) probabilmente si sta chiedendo perchè nell'Episodio 2 non si sta parlando di Hulk. Beh, perchè anche se il Colonnello Nicholas J. Fury non vanta finora di nessun film solista all'attivo, la sua controparte cinematografica interpretata da Samuel L. Jackson compare come personaggio di supporto in molti film dell'UMC: primo fra tutti, l'Iron Man del 2008; se vi sembra una cazzata leggere in queste righe che Fury compare nella prima pellicola dell'Uomo Di Ferro, allora vuol dire che non l'avete visto fino alla fine e vi siete persi questa scena. Con questo cameo alle spalle, Nick debutta ufficialmente prima del nostro caro Pelle Verde. Detto questo, come ci si organizza per questi post? Di seguito, sempre in ordine cronologico, verranno riportate cinque storie che secondo noi di Law&Heroes hanno fatto la storia del personaggio e l'hanno definito per quello che è, oltre che a raccontare (a modo loro) un piccolo tassello di storia che ha reso prestigioso il media fumettistico. Capito tutto? Bene, detto questo, cominciamo!


Hydra Vive!


Testi: Stan Lee, Roy Thomas & Jim Steranko
Disegni: Jack Kirby & Jim Steranko
Pubblicazione Americana: Strange Tales #150-158 (Vol.1, 1966-1997)
Pubblicazione Italiana: Marvel Omnibus: Nick Fury, Agente Dello S.H.I.E.L.D.

Iniziata dal Dinamico Duo della Marvel (Lee & Kirby), continuata per un numero solo da Thomas, conclusa e resa grande da un'artista che scriverà tutto da solo un pezzo di storia: Jim Steranko. Questo sceneggiatore e disegnatore è il primo nome che vi dovrebbe venire in mente quando si parla di Nick Fury, un pò come Chris Claremont e Peter David sono i nomi che vi dovrebbero venire in mente quando si parla di X-Men e Hulk; non sono di certo nomi che hanno creato i personaggi, ma sono quelli che gli hanno resi famosi e donato gli elementi più cari ai lettori, creando una vera e propria mitologia attorno ad essi: dei padri adottivi più importanti e meglio voluti dei padri biologici. Che Steranko avesse le idee chiare per scrive il Colonnello Fury, il trio Lee/Kirby/Thomas se ne accorge proprio durante la piena pubblicazione di Hydra Vive!, tant'è che decidono durante la corsa di questa storia in otto parti di consegnare "le chiavi della città" e carta bianca per poterlo scrivere, dando il via alla sua leggendaria gestione. Forte di questo potere, Steranko userà la storia come base per il suo futuro intendo: scrivere i dieci comandamenti di Nicholas J. Fury e delineare le caratteristiche che lo renderanno in futuro un personaggio così importante ed influente del Marvel Universe, oltre che a segnare l'ufficiale ritorno della sua nemesi di sempre e sua storica spina nel fianco: il Barone Von Struker e l'organizzazione Hydra, ritorno che darà vita ad un intricato gioco di potere e contro-mosse tipiche dello spionaggio. Un impedibile starting point generale di una serie di trame che renderanno Nick Fury quello che è oggi.


Scorpio Saga


Testi: Jim Steranko
Disegni: Jim Steranko
Pubblicazione Americana: Nick Fury, Agent Of SHIELD #1/#5 (Vol.1, 1968)
Pubblicazione Italiana: Marvel Omnibus: Nick Fury, Agente Dello S.H.I.E.L.D.

I numeri uno e cinque della prima testata solista interamente dedicata a Nick Fury, e curata dal mitico Steranko nel doppio ruolo di sceneggiatore e disegnatore, rappresentano (secondo molti) l'apice del personaggio, nonchè sue storie più belle che qui abbiamo riassunto sotto il nome di Scorpio Saga, poichè hanno per antagonista lo stesso personaggio: il misterioso Scorpio, per l'appunto. Quando si parla di best stories ever di un personaggio, si finisce sempre in una spirale da cui è impossibile fuggire: è difficile essere d'accordo, ma allo stesso tempo, è anche difficile non esserlo. Personalmente, noi di L&H abbiamo scelto Chi è Scorpio? (pubblicata sul primo numero della testata) e Cosa è successo a Scorpio? (pubblicata sul quinto) perchè vengono introdotti per la prima volta una serie di clichè, di situazioni e di elementi ricorrenti che non solo diverranno propri del mito di Fury, ma anche dello S.H.I.E.L.D. e dell'Universo Marvel stessi. Le numerose volte in cui Nick si fingerà morto, misteriosi nemici senza identità che tramano alle sue spalle, l'utilità e la scomodità di un personaggio come Fury per il governo statunitense, gli attentati alla sua vita, gli LMD (acronimo per Life Model Decoy, degli androidi senzienti programmati per imitare le fattezze di una determinata persona), le volte in cui il Colonnello sarà costretto ad usare i propri amici per i suoi sporchi affari, le volte in cui delle persone saranno (a loro insaputa) pedine di Fury e Scorpio stesso: sfuggevole avversario legato al passato del protagonista di questo post.


Nick Fury VS S.H.I.E.L.D.


Testi: Bob Harras
Disegni: Paul Neary
Pubblicazione Americana: Nick Fury VS SHIELD #1-6 (Vol. 1, 1988)
Pubblicazione Italiana: Nick Fury contro SHIELD (Edizione Play Press)

Una delle tante storie utilizzate dai Fratelli Russo per adattare al cinema Captain America: The Winter Soldier, il secondo film dedicato al Capitano, storia che in origine aveva per protagonista proprio il nostro Colonnello monocolato. Dopo aver scoperto per caso che un gruppo di estremisti sta tramando all'interno dello S.H.I.E.L.D. stesso per mettere in pratica l'obiettivo principale dell'organizzazione (la pace nel mondo) anche a costo di enormi, poco etici e discutibili sacrifici, Nick Fury decide di armarsi e impedire a questi traditori di mettere in atto il loro piano; quest'ultimi, però, giocano d'anticipo e seminano zizzania tra i fedelissimi del Colonnello facendolo apparire come un traditore, mettendo in cattiva luce tutto il suo operato. Le storie "uno contro tutti", in qualsiasi media, hanno sempre avuto il loro fascino, non solo perchè si vede la risolutezza del protagonista ma anche perchè quel "tutti" è formato da persone che fino a qualche numero fa si etichettavano come "amici", mostrando così un'accattivante inversione di ruoli; ma sopratutto, è una storia che parla di cosa si è disposti a fare per valori e obiettivi come pace e libertà, di quanti sacrifici si è disposti a fare pur di ottenerla. Questi valori valgono anche la vita di persone o cose a noi care? La risposta che da Nick Fury vi sorprenderà.

L'Uomo Che Amava La Guerra


Testi: Garth Ennis
Disegni: Darrick Robertson
Pubblicazione Americana: Fury #1-6 (Vol. 1, 2001)
Pubblicazione Italiana: Fury: L'Uomo Che Amava La Guerra (Max Best Seller 3)

Una regola non scritta di questa rubrica e che mi sono auto-imposto per deformazione professionale, mi impone di non consigliare nessuna storia che venga raccontata al di fuori della continuità classica del personaggio; questo perchè, per quanto bella, non è ufficiale e non viene contata nella storia del personaggio in questione. A volte però, ci sono dei racconti narrati al di fuori della consueta cronologia che azzeccano così tanto lo spirito del personaggio, che devono essere lette e conosciute. L'Uomo Che Amava La Guerra è proprio una di queste. Raccontata nell'Universo MAX (quella dove ci sta il Punitore ultra-violento di Garth Ennis), questa war story ideata dal duo che darà vita alla serie The Boys (che parla di un colpo di stato ad opera di alcuni terroristi nostalgici dei conflitti mondiali) rappresenta il sunto puro, senza tagli, censure e annacquamenti in stile sense of wonder della Silver Age del personaggio di Nick Fury; è un onesto e anche fin troppo cinico, realistico e spigoloso tour guidato con l'obiettivo di mostrare al lettore cosa passa davvero per la testa e l'animo del Direttore dello S.H.I.E.L.D., oltre che denunciare le ingiustizie della guerra e il finto-perbenismo americano. Per dirla in soldoni, questa miniserie di sei numeri avrebbe potuto chiamarsi anche "Ennis e Robertson spiegano Fury", descrivendolo come un amareggiato uomo di mezz'età che sa qual'è la sua migliore qualità e la mette al servizio di cosa considera il bene maggiore; un soldato e non un guerrafondaio, con tutte le sottili ipocrisie del caso.


Nick Fury: Agente Del Nulla


Testi: Jonathan Hickman & Brian Michael Bendis
Disegni: Stefano Caselli
Pubblicazione Americana: Secret Warriors #1-6 (Vol. 1, 2009)
Pubblicazione Italiana: Secret Warrios - Dark Reign (Marvel Mix 81)

In verità vi consigliano tutti i 28 numeri di cui è composta la serie, ma da qualche parte bisogna pur cominciare a leggerla, no? Il talentuoso Jonathan Hickman, attuale sceneggiatore delle testate Avengers e New Avengers, fa team-up con il prolifico Brian Michael Benids (solo per questi sei numeri d'esordio di Secret Warriors) per inaugurare una brillante e coinvolgente run che restituirà al Colonnello Fury l'antico splendore di cui godeva negli anni '60, rendendolo ancora più freddo, risoluto e combattivo di quanto facesse Steranko. Cosa succede quando scopri che non sei così furbo come pensavi? E' la domanda che solleva il duo Hickman/Bendis, quesito che finisce per scoperchiare scomode risposte e agghiaccianti verità, che all'interno della serie finiranno per dare vita ad un concatenamento di eventi in puro stile spy vs spy; Nick Fury scopre che, per tutto questo tempo, lo S.H.I.E.L.D. non è stato che una piccola cellula dell'Hydra e che tutte le presunte vittorie collezionate contro l'organizzazione dell'odiato Barone Von Strucker fossero solo una serie di carote in vista di una micidiale bastonata mirata a farlo tacere per sempre. Alla luce di ciò, Nick si rimette in gioco e richiama in servizio il team di eroi capitanato da Daisy "Quake" Johnson che salvò le proverbiali chiappe dei supereroi durante la Secret Invasion degli Skrull, per far si che le carte giochino di nuovo in favore di uno S.H.I.E.L.D. letteralmente allo sbando. E' una storia di ingranaggi dentro altri ingranaggi, di mosse e contro-mosse, di gente che ha molti segreti da nascondere, di gente che sembrano non essere quello che dicono di essere e vi farà capire che a Nick Fury nun je devi cacà 'r cazzo.


E queste, cari lettori di L&H, sono le letture che vi consigliamo se Nick Fury vi ha colpito al cinema. Quali di queste vi interessano di più? Ce ne è qualcuna che avete già letto tra quelle citate? Siete d'accordo con la nostra lista? Non abbiate paura di commentare e fatecelo sapere!

PS: Si, in verità si sarebbe quella brutta, bruttissima storia del Nick Fury interpretato da Mitch Buchannon...ma quella è un'altra storia. Una storia dell'orrore che vi racconteremo forse ad Halloween o forse quando avremo voglia di tanto male emotivo. Forse.

venerdì 26 settembre 2014

EXTANT, tra topoi cinematografici e citazioni di nicchia


Oggi sono qui per parlarvi della serie fantascientifica “Extant” da come avrete capito dal titolo, con un Halle Berry come protagonista femminile e che qui in Italia va in onda su Rai3; e adesso partiranno i “su rai3? Ma non dire cazzate fanno solo “un posto al sole” e Ballarò, ma poi che merda sarà se lo fanno su rai3 e cippo e ciappo” e chiuderete il post.

Bene dopo questa introduzione a cazzo possiamo parlare seriamente di questa serie. Qualche riga per inquadrare il telefilm.
La storia si svolge in un futuro prossimo, la dottoressa Wood torna da una missione in solitaria durata 13 mesi su una stazione spaziale in una posizione non ben definita nello spazio. Tornata a casa riabbraccia la sua famiglia, una famiglia atipica dato che il figlio è un androide, primo del suo genere, costruito dal marito inventore. E qui ci troviamo di fronte ad una delle sottotrame ovvero il rapporto famigliare tra i tre e il problema etico di poter considerare o meno un robot come un essere umano. Questa è la sfida del marito, integrare i suoi Humaniacs nel tessuto sociale umano. Ovviamente incontrerà diversi ostacoli, fin dall’ottenimento dei finanziamenti per questa operazione di ricerca.
Riprendendo invece il filo conduttore: la protagonista tornata a casa soffrirà di disturbi fisici che però si riveleranno frutto di una gravidanza; una gravidanza più che anomala data la sua missione. Tutta la serie si impernia sui misteriosi fatti accaduti sulla stazione spaziale e sui piani oscuri dei capoccioni della Matsumoto corporation ovvero l’azienda privata che possiede la società aerospaziale. Non volendovi anticipare altro vi consiglio vivamente di andarvela a guardare perché merita molto.


PRO
-La serie è recitata in maniera impeccabile anche grazie al cast ben assortito.
-Ci sono un sacco di citazioni e topoi cinematografici e citazioni di classici film di fantascienza che ad un amante del genere fanno sempre piacere, soprattutto se sottili come in questo caso.
-La trama principale è arricchita da una serie di sottotrame che si radicano profondamente nella serie facendo in modo anche di lasciare la trama principale in suspense senza dare una cesura troppo netta al cambio di scena.

CONTRO
-Gli effetti speciali per ora non sono un granchè, le parti nello spazio sono effettivamente di qualità relativamente bassa rispetto al livello generale della serie.



In onda su rai3 ogni giovedì alle 21.10, altrimenti in streaming sul sito della Rai

martedì 23 settembre 2014

Se ti è piaciuto il film, leggi anche... - Episodio 1: Iron Man

E rieccoci qua, cari lettori di Law&Heroes! Dopo una lunga pausa estiva, anche per questo blog è venuto il momento di mettersi gli abiti da lavoro e assolvere i suoi sporchi compiti: quello di assicurarsi che ogni giorno abbiate il vostro post quotidiano, così che possiate raggiungere il vostro consueto e gradito nerdgasm. Proprio perchè, con la nuova apertura di questo blog, vogliamo essere l'incarnazione del detto "chi ben comincia è già a metà dell'opera", e proprio perchè ci teniamo che la vostra cultura nerd sia sempre più vasta, abbiamo deciso di inaugurare una nuova rubrica (molto simile ad un post pubblicato quest'estate) per farvi conoscere opere e letture che non possono mancare sui vostri scaffali. Guardiamoci in faccia e parliamo senza peli sulla lingua: i cinecomics sono ormai un'autentico filone cinematografico molto atteso, valorizzato dal cinema e dal pubblico ed entrato nel nostro immaginario culturale...ma non dimentichiamoci che, prima di essere delle pellicole, erano dei fumetti; quindi, se abbiamo potuto assistere a grandi imprese come The Avengers e la Dark Knight Trilogy, lo dobbiamo sopratutto ai certosini lavori compiuti prima di tutto sulle nostre, adorate pagine patinate. E allora, proprio perchè ci teniamo a valorizzare il punto di partenza nonchè principale fonte d'ispirazione di questi cinecomics, si da il via alla rubrica Se ti è piaciuto il film, leggi anche... . In questo primo episodio, parleremo di:


Iron Man. Perchè cominciare con lui e non come altri colossi del fumetto come l'Uomo Ragno o Superman? Beh, per due motivi: 1) Perchè il corazzato alter-ego di Tony Stark è quello che, più di tutti, ha tratto dei grossi profitti dall'adattamento cinematografico della sua persona. E' grazie al lungometraggio con Robert Downey Jr che il Vendicatore in armatura ha fatto il salto di qualità, passando da personaggio di nicchia a uno dei personaggi veramente di punta della Casa Delle Idee; 2) I primi episodi di Se ti è piaciuto il film, leggi anche... saranno incentrati sui personaggi dell'Universo Cinematografico dei Marvel Studios e, in ordine cronologico, Iron Man è il primo a debuttare. Detto questo, come ci si organizza per questi post? Di seguito, sempre in ordine cronologico, verranno riportate cinque storie che secondo noi di Law&Heroes hanno fatto la storia del personaggio e l'hanno definito per quello che è, oltre che a raccontare (a modo loro) un piccolo tassello di storia che ha reso prestigioso il media fumettistico. Capito tutto? Bene, detto questo, cominciamo!


Il Demone Nella Bottiglia


Testi: David Michelinie
Disegni: John Romita Jr. & Carmine Infantino
Pubblicazione Americana: Iron Man #120-129 (Vol. 1, 1979)
Pubblicazione Italiana: Iron Man: Il Demone Nella Bottiglia (Collezione 100% Marvel)

Tony Stark, all'interno delle sue storie, si è sempre considerato "un futurista", un uomo in grado di leggere i dati della società di oggi per capire come si presenterà nei prossimi anni a venire. Definizione un pò presuntuosa? Sicuramente si, ma in questo caso veritiera. Prima del MiracleMan di Alan Moore, scavando nella storia dei comcis si può dire che questo è uno dei primissimi esemplari di decostruzione e revisionismo del supereroe, corrente letteraria del fumetto dedita ad umanizzare gli eroi e che diventerà sempre più frequente negli imminenti anni '80. In quella che è considerata la miglior storia del fondatore dei Vendicatori, assistiamo alla caduta verso il fondo di Tony Stark, assediato dai problemi finanziari e personali, come la Stark International quasi surclassata in borsa dallo S.H.I.E.L.D. e la nuova minaccia rappresentata dall'industriale Justin Hammer; se ogni uomo, in preda alla depressione, si rifugia in sè stesso proteggendosi con una figurativa armatura, Stark lo farà nel vero senso della parola, spinto dall'alcolismo a concentrandosi egoisticamente su se stesso, sulla continua ricerca di emozioni nichilistiche dentro l'armatura di Iron Man e al limite dell'autodistruzione. Non è la chiave di lettura dell'Uomo Di Ferro, quanto più un disagiato spogliarello del debole e fragile muscolo all'interno dell'armatura, un tour guidato sui disastrosi effetti dell'alcol, sui tanti difetti di Stark e sull'identità del suo vero peggior nemico: se stesso.


Doomquest


Testi: David Michelinie & Bob Layton
Disegni: John Romita Jr.
Pubblicazione Americana: Iron Man #149-150 (Vol. 1, 1981)
Pubblicazione Italiana: Iron Man #41/43 (Edizione Play Press)

Simili, eppure così diversi. Iron Man e il Dottor Destino, pur non interagendo spesso tra di loro, raggruppano nel loro personaggio un insieme di caratteristiche che si presentano come la perfetta antitesi del loro antagonista; non sono due facce della stessa medaglia, quanto più il contrario dell'uno e dell'altro. Quando Tony Stark e Victor Von Doom dividono il palco, non si può parlare di ragioni giuste o sbagliate, ma solo di punti di vista condivisibili o meno a seconda del carattere del lettore; la loro relazione (per fare un esempio che noto a tutti) è molto simile a quella che ci sarà dagli anni '90 in poi tra l'Uomo Ragno e Venom, dove i due si vedono come la versione buona e malvagia di se stessi: Stark vede in Destino il sè stesso cattivo, e Destino vede in Stark il sè stesso buono. E' proprio grazie alla creazione di una chimica così accattivante ed affascinante che Doomquest viene ricordata tra i must read dell'Uomo Di Ferro. In questa storia, fra le più apprezzate della gestione Michelinie/Layton, i due tornano all'epoca dove tutti gli uomini indossavano armature: alla corte di Re Artù, precisamente, nella battaglia tra il suo regno e quello di Morgana Le Fay. La storyline è quanto di più classic si possa trovare, ma questo semplice escamotage permette agli sceneggiatori di creare una situazione dove personaggi che si frequentano poco hanno l'occasione di entrare in una spettacolare rotta di collisione fisica e caratteriale.


Iron Monger Saga 


Testi: Dennis O'Neil
Disegni: Luke McDonnell, Rich Buckler, Sal Buscema, Herb Trimpe & Mark Bright
Pubblicazione Americana: Iron Man #190-200 (Vol. 1, 1985)
Pubblicazione Italiana: Iron Man: Iron Monger (Collezione Marvel Gold)

Se dovessimo descrivere questa storia con un paragone famoso, la Iron Monger Saga sta ad Iron Man come Rinascita sta a Devil. Dennis O'Neil, sicuramente più conosciuto nell'ambiente fumettistico per i suoi lavori su Batman, prende Tony Stark e inserisce nella sua crescita narrativa e caratteriale un'apparentemente insormontabile ostacolo che sarà al centro di tutta la run dello scrittore: Obadiah Stane, interpretato nel primo Iron Man da Jeff Bridge...e purtroppo, rappresentato nel film in maniera fin troppo diluita ed edulcorata. La premessa della trama è molto semplice, ma sviluppata in maniera decisamente brillante e con una suspance sempre crescente. Tony Stark accusa i colpi di una cocente sconfitta messa a segno proprio dallo stesso Stane, che distrugge in maniera sadica, sistematica e certosina ogni aspetto della sua vita; privato della sua compagnia, dei suoi soldi, della sua tecnologia, della sua armatura e dei suoi amici, Stark diventa un senzatetto alcolizzato in preda alla disperazione. Il concetto di base è quello del tipico fall and rise e della tematica del supereroe messo alle strette così che possa ritornare più forte di prima, il trucco della grande riuscita della storia sta proprio nell'utilizzo del personaggio di Iron Man, che lo si vede passare dal tutto al niente; questi ultimi dieci numeri della gestione di O'Neil diventeranno dei must read proprio per questo motivo e per la particolarità con cui viene affrontata la storia e, sopratutto, per l'introduzione della Silver Centurion: uno dei primissimi e cambi radicali nel design dell'armatura dell'Uomo Di Ferro.


La Guerra Delle Armature


Testi: David Michelinie & Bob Layton
Disegni: Mark Bright & Barry Windsor-Smith 
Pubblicazione Americana: Iron Man #225-232 (Vol. 1, 1987-1989)
Pubblicazione Italiana: Iron Man: La Guerra Delle Armature (Collezione Marvel Gold)

Dopo aver affrontato l'alcolismo, il nichilismo, la povertà e l'accattonaggio, manca solo una cosa da far provare ad Iron Man: la realizzazione concreta della sua paura più grande. Che succederebbe se i peggiori nemici del Vendicatore Corazzato venissero potenziati con la tecnologia del loro celebre avversario? E' questa la domanda che si fanno Michelinie e Layton di ritorno sulla testa di Iron Man, rispondendo ai lettori con La Guerra Delle Armature. Ognuno di noi ha i suoi principi e le sue ferree convinzioni, quella di Tony Stark è sempre stata quella di tenersi la propria tecnologia per sè, poichè nelle mani sbagliate le sue invenzioni potrebbero scatenare disastri senza precedenti e dare potere a uomini molto malvagi...ma quando questi principi vengono violati, le reazioni del singolo sono imprevedibili e del tutto assolutiste. Iron Man, qui, non fa eccezione, decidendo di utilizzare ogni mezzo e capacità in suo possesso per riprendersi e rivendicare ciò che è suo di diritto, mettendosi addirittura contro gli amici e facendo scelte decisamente discutibili pur di ottenere il risultato che vuole ottenere. La sua testa ha sempre ragionato in maniera scientifica e ponderata, ma questa volta, Stark si comporta come l'essere umano medio dopo la violazione delle sue proprietà: vendicativo e disinteressato delle conseguenze. 


Extremis


Testi: Warren Ellis
Disegni: Adi Granov
Pubblicazione Americana: Iron Man #1-6 (Vol. 4, 2006)
Pubblicazione Italiana: Iron Man: Extremis (Volume unico)

I sei numeri che hanno ispirato, e su cui si basa maggiormente, tutto Iron Man 3. Certo, ovviamente con i suoi cambi, le sue aggiunte e tutto quello che serve per costruirci sopra quasi due ore di film, ma il trampolino di lancio è senza ombra di dubbio la Extremis del prolifico Warren Ellis e di un Adi Granov in stato di grazia. La storia in questione è una lettura molto particolare, poichè la Marvel commissionò ad Ellis questi sei numeri con l'idea di rilanciare in grande stile il Vendicatore Corazzato; lo scrittore britannico, però, fece di più. Quello che ne viene fuori non è solo un fresco punto di partenza per nuovi/vecchi lettori, ma un vero e proprio upgrade del personaggio (che riceverà dei veri e propri superpoteri) nonchè lunga riflessione molto provocatoria, ma veritiera, delle contraddizioni del personaggio; Extremis punta i riflettori sull'ironia Pirandelliana che aleggia su Tony Stark, il più imperfetto degli esseri umani continuamente alla ricerca di un miglioramento tecnologico sempre più verso la perfezione, promotore di pace ma produttore di guerre, capo d'azienda ma tendente ad attitudini del tutto irresponsabili. Possono questi tecnologici Hyde e Jekill convivere nella stessa mente e corpo? Chi è più importante e utile, Iron Man o Tony Stark? Chi ha fatto veramente la differenza nel mondo? Una risposta che arriva in sei puntate e attualizza in maniera cinica e disincantata un personaggio che rappresenta il sempre difficile status quo del progresso.


E queste, cari lettori di L&H, sono le letture che vi consigliamo se Iron Man vi ha colpito al cinema. Quali di queste vi interessano di più? Ce ne è qualcuna che avete già letto tra quelle citate? Siete d'accordo con la nostra lista? Non abbiate paura di commentare e fatecelo sapere!

lunedì 22 settembre 2014

IL GUFO REALE


"Cos'è stato?Si direbbe... una macchina da cucire!"
                         "Di morte, vorrai dire! Ce le abbiamo sopra!"

Dicembre 1943, Kuban, fronte tedesco orientale, una donna esanime nella neve, una pilota, una delle streghe della notte;una leggenda nata nelle case dei russi, ma utilizzata dai tedeschi per descrivere le pilotesse sovietiche che attaccano con aerei obsoleti(rumore di macchine da cucire)  di notte, e per la loro abilità saranno trasferite in prima linea ad affrontare la Luftwaffe e il suo asso, Adolf Wulf.
Questo Wulf è un personaggio fuori dal contesto storico sia politico del periodo: la sua abilità è data dall'amore per il volo e da un gufo, che tiene come partner di lunghe passeggiate; non combatte nè per il nazismo nè per la Germania, infatti non utilizza simboli militari o bandiere sui suoi aerei, soprattutto sul suo preferito, il modello Heinkel 219, soprannominato "Il Gufo Reale".
Come detto non è un pilota classico, non ama l'azione e uccidere, egli vuole sopravvivere facendo il suo dovere e riabbracciare la sua amata figliola che lo aspetta a Dresda, che sarà il centro di un uragano di fuoco dei bombardieri americani.
Non può combattere soprattutto per la promessa d'ufficiale fatta a sua figlia: "Non uccidere nessuna donna ": il che diventa ardua quando incontra le streghe della notte; egli spera che da ogni aereo abbattuto il pilota riesca a paracadutarsi, ma ogni volta segna sul suo aereo una vita presa; si rammarica e nei suoi sconfinati pensieri si chiede: "Cos'è una vita? ... Una stella in più nel cielo dei miei rimorsi".




In secondo piano ci sono le storie dei piloti invece comuni, dei novizi che arrivano inesperti sul fronte desiderosi di mostrarsi,vantandosi sia delle loro vittorie anche se meschine sia per essere riusciti a sopravvivere ai pronostici del comandante:" Benvenuti, tra un mese, due su tre di voi saranno morti, mentre gli altri saranno veterani... non c'è altro!". Perchè è proprio questo l'obiettivo dei novellini, riuscire a diventare degni per confrontarsi coi veterani,  che non si aprono subito poichè non vogliono stringere relazioni con chi potrebbe morire presto.

Riprendendo la storyline principale, la trama si sviluppa sui duelli aerei di Wulf e sull'incontro di una delle streghe della notte fatta prigioniera dalla fanteria: il pilota tedesco è l'unico che la rispetta, proteggendola da stupri e vendette;  ma Lylia, non ricambia, non crede ai suoi tentativi di aiuto, siccome la propaganda russa, come le altre alleate, esponevano tutti i tedeschi come nazisti crudeli e senza scrupoli; ma non è così. Wulf, è l'esempio di come tanti altri soldati combattevano solo per l'onore e il dovere, anche se ripugnavano gli ideali dei superiori, rischiando seriamente di venire puniti o giustiziati ad ogni infrazione.
E' ciò che vogliono descrivere gli autori, Yann e Romain Hugault, che non tutti sono mostri nella guerra, ma semplicemente sono nati nel periodo sbagliato; per dare un esempio mostrano anche gli ufficiali russi che si comportano ingiustamente e arrogantemente verso i loro subordinati.
E' in questa miscellanea di controversie che piano piano nasce un feeling fra Wulf e Lylia che ha il suo climax in un intenso rapporto erotico sperduti nella foresta russa: ma la loro relazione ovviamente verrà scoperta e saranno puniti entrambi. (S)Fortunatamente si ritrovano su un carro di trasporto merci, ma gli autori non spiegano appositamente dove è diretto, se alla liberazione o alla deportazione, perchè l'importante non è la meta, ma essere insieme a fare il viaggio.


L'aereo in quest'opera diventa un personaggio, protagonista assoluto di lunghe scene, rappresentante sia della frenesia sia della importanza della tecnologia.
L'autore(il disegnatore) investe molto tempo nel raffigurare scene ampie di particolari, anche solo quando è rappresentato solo  l'interno di una cabina; la tecnologia rappresenta il continuo divenire in una guerra immutabile:  il conflitto permane, il pilota affronta sempre i russi, ma spesso cambia aereo per uno sempre più avanzato, in un  miglioramento perenne, c'è sempre un modo più nuovo per uccidere, per distruggere.

La dinamicità dei disegni è veramente impressionante, non solo nei combattimenti aerei, dove il cielo rappresenta un facile espediente per dare un senso di movimento e di velocità,siccome non si hanno punti fissi di riferimento;
ma anche nelle scene a terra, il solo scatto di un soldato o l'immagine del suo viso sono dotati di un realismo impressionante e difficilmente imitabile.
Per i colori basta vedere l'immagine sopra per capire:gli sfondi sono realizzati in maniera impressionistica, con sfumati eccezionali.

Gli autori ,come detto, sono Yann e Romain Hugault:
Il primo opera solo sui testi,essendo uno scrittore.
Il secondo è il vero e proprio fumettista, che ha creato altre opere come "Sfida sulle nuvole"(sempre edita da historica) e "pin-up", purtroppo non edita ancora in Italia. In tutte le sue opere dominano gli aerei, essendo un appassionato grazie  a suo padre, pilota militare.

L'opera è decisamente accattivante e interessante, tuttavia manca di discorsi e riflessioni sulla guerra: spetta solo al lettore intendere e decidere, che è veramente notevole e particolare per un'opera farlo, ma avrei preferito un discorso,una citazione, che rimanesse ben impressa o percepita in alcuni momenti decisivi.

VOTO  9/10




domenica 21 settembre 2014

Kaze Tachinu - Si alza il vento

Ciao a tutti, mi chiamo Matteo e sono uno studente universitario. Da sempre appassionato di cinema – un po’ meno di telefilm – ho deciso di prendere parte al progetto del Blog, inizialmente gestito dal mio amico e compaesano Francesco. Non credo che qualsiasi lungometraggio meriti una recensione, perciò mi occuperò soltanto di quei film che, nel bene o nel male, cattureranno la mia attenzione o il mio disgusto. Cercherò di essere sempre il meno noioso e prolisso possibile, perché so bene che leggere deve essere un momento di svago, non un peso.
Ad un’analisi inizialmente più tecnica e stilistica aggiungerò qua e là le mie riflessioni e ciò che mi colpirà maggiormente.
Commenti e critiche sono SEMPRE ben accetti, quindi non abbiate paura ed esponetevi, posso solo imparare.  



Dopo avere assaporato uno spaccato dell’universo Marvel (X men Days of future past), lasciamo momentaneamente da parte il mondo del cinema in carne ed ossa e immergiamoci nel mondo dell’Animazione (lettera non a caso maiuscola).
Il maestro Hayao Miyazaki torna sul grande schermo con una pellicola ispirata ala vita di Jiro Horikoshi, ingegnere aeronautico progettista di velivoli destinati a giocare un ruolo fondamentale nel corso della Seconda Guerra Mondiale.
Siamo di fronte a qualcosa di nuovo. Miyazaki sceglie, questa volta, di abbandonare gli universi variegati e mozzafiato con i quali ci aveva abituato: basti pensare a capolavori come “La principessa Mononoke”, “Laputa”, “La città incantata (mi commuovo solo a pensarci)”, “Il Castello errante di Howl”.

Jiro è un ragazzino, sognatore incallito. Non può fare a meno di perdersi in ogni sfumatura della vita. Crescendo coltiva il suo desiderio di creare aeroplani, frequentando l’università e dedicandosi completamente allo studio. Di raro talento, viene subito notato dalla Mitsubishi. Nel corso della vicenda il giovane si troverà a viaggiare e studiare i gli aeroplani tedeschi, per emularne la perfezione ingegneristica e permettere al Giappone di rimanere al passo con il progresso tecnologico. Jiro inconterà poi l’amore, Nahoko Satomi, affetta da tubercolosi.

Poiché luoghi e situazioni appartengono al reale, l’attenzione è focalizzata maggiormente sull’individuo e sulle sue capacità. Difatti Jiro è dotato di un’immaginazione incontrollabile e di un talento fuori dal comune. Miyazaki, con la sua ossessione maniacale per la perfezione stilistica e psicologica, ne fa emergere gli aspetti più controversi. Il protagonista ha spesso discussioni immaginarie con il conte Caproni, ingegnere italiano, che diventa la sua guida spirituale. Chiaro ed evidente è il conflitto tra l’amore per la creazione (aeroplani in questo caso) e il risultato della distruzione. Anche se conscio che i suoi lavori servono a portare avanti la guerra, sceglie di dare sfogo a tutto il suo genio, perché convinto che prima o poi i suoi aeroplani potranno liberarsi del peso delle bombe e dedicarsi al trasporto delle persone.
Nahoko, pittrice, che della fantasia ha fatto la sua ragione di vita, gli farà scoprire l’aspetto più sensibile del suo carattere, trasportandolo in un’atmosfera delicata e rassicurante, amandolo e venendo amata fino all’estremo decorso della malattia.

Siamo di fronte a un’opera molto seria e impegnata. Decisamente più per adulti che per bambini (che in sala avranno quasi certamente acceso la psp). Ciò che emerge nel corso di tutto il film, dalla prima fino all’ultima inquadratura, è la costante presenza del vento. Vento che è prima di tutto simbolo. Simbolo di spinta, cambiamento, nascita e morte e, perché no, passione.
Ambientazione impeccabile. Paesaggi mozzafiato (ma lo sapevamo già), creati con tinte pastello, delicate ed evidenti al tempo stesso. Tratto leggero e semplice, perfetto.
Azzeccatissimi anche i personaggi secondari: Kirō Honjō, Kurokawa, Satomi.
Degna di nota l’infelice frase di Jiro rivolto a Nahoko: “ Ti ho amato dal primo sguardo”. Cosa c’è di strano?lui era uno studente universitario, lei poco più che una bambina. Pedofilia portami via. Ma erano altri tempi.

VOTO: 8/10


sabato 20 settembre 2014

SI ALZA IL VENTO, ultima fatica del genio giapponese


Lunedì sono andato al cinema a vedere l’ultimo lavoro, purtroppo, del maestro giapponese Hayao Miyazaki.

Apro una parentesi sul costo dello spettacolo pari a 10 euro con l’impossibilità di usufruire di qualsiasi sconto perché ritenuto evento speciale dimostrando ancora una volta che portare e diffondere in Italia film del genere è sempre un’impresa anche colpevoli sono appunto i cinema che impediscono una doverosa diffusione di queste pellicole. In linguaggio spiccio: se un film lo vuoi far vedere a tutti non lo piazzi 4 giorni soltanto al modico costo di 10 euro, in una sala minuscola perché altrimenti tutti quelli che potrebbero essere lontanamente interessati abbandonano la nave. Chiusa parentesi.

Premettendo che io sono un grande stimatore dello studio Ghibli e in particolar modo del suo fondatore cercherò di essere, come sempre, il più obiettivo possibile. Come al solito, in breve la trama e poi un mio commento!

il vero Jiro Horikoshi
TRAMA: in questo film non vi è una vera e propria trama, o meglio è il racconto ad episodi della vita dell’ingegnere aeronautico giapponese Jiro Horikoshi, famoso per aver costruito l’aereo che poi sarebbe stato utilizzato dai kamikaze giapponese per compiere barbarici atti. Ma questo non è un film militarista, anzi, tutto il contrario. Il caro Jiro è tutto fuorché guerrafondaio, il suo obiettivo è costruire aerei, sogno che aveva fin da bambino. Il film spazia e non si ripete mai, il terremoto, i sogni condivisi del ragazzo giapponese con il nostrano Caproni, la storia d’amore profonda e dolorosissima con la piccola Nakao. Fino all’apice alla conclusione raccapricciante della seconda guerra mondiale e il dolore profondo di Jiro, consapevole di aver creato un oggetto bellissimo ma nello stesso tempo terribile e violento.

COMMENTO: da come avrete capito dalla trama non vi dovete aspettare il solito film di Miyazaki se il termine solito può render giustizia. Non ci sono elementi magici, non ci sono spiriti malvagi, non ci sono streghe e lupi giganti. C’è la realtà. È sicuramente un film più freddo rispetto agli altri allora? Assolutamente no perché come al solito il protagonista, il soggetto maschile più riuscito dei suoi film, è un vero e proprio visionario e in qualche modo ci farà sognare. Ciò che colpisce di più è l’amore e l’odio che prova per le sue creazioni, per i suoi aeroplani, che sono il suo sogno ma anche uno strumento di guerra. Pacifista affermato dovrà purtroppo arrendersi al dilagare della seconda guerra mondiale che porterà i suoi aerei ad essere oggetto di morte. Ma il desiderio di creare sogni è più forte di ogni altra cosa, un sogno coltivato fin da bambino, un sogno radicato nella sua anima, un legame potente e indissolubile. Stesso tipo di legame che avrà con la tenera Naoko, ragazza conosciuta durante i terribili accadimenti del terremoto che colpì il Giappone nel 1923 e che poi lo porterà a sposarla più tardi. Questa storia travagliata, dolce e tristissima segnerà la vita dell’inventore che grazie a questo profondo sentimento riuscirà a creare la più grande delle sue opere l’aereo Zero. Questo amore non avrà il lieto fine in un certo senso ma oltre a ciò non vi dirò.

Cambiando argomento, in questo film il maestro d’animazione si supera, complice anche il full-hd; i disegni sono perfetti, in maniera quasi maniacale. Negli occhiali di Jiro si riflettono le

persone ed i paesaggi che gli stanno di fronte con una naturalezza che sfiora la realtà, ma come in ogni altro film riesce ad infilare personaggi ipercaratterizzati che lasciano il segno come il capo bassissimo della Mitsubishi con il tipico taglio di capelli giapponese, l’inventore italiano Caproni con quei suoi baffoni arricciati e il tedesco col nasone che Jiro incontra tra le montagne – e il nasone nei film di Miyazaki c’è sempre, sottolineo c’è sempre.

Le scelte musicali sono sempre pregevoli e convincono sempre a parte un paio di ripetizioni forse esagerate. Ma ancora più pregevole è la scelta dei silenzi e certe volte di gesti semplici e quotidiani in controtendenza con l’epica e il fantastico degli altri film.

L’elemento vento in più non poteva assolutamente mancare; le scelte lasciano sempre a bocca aperta: il vento è ovunque ed ha un significato ovunque. Il vento è il significato stesso del film che è unico ma anche doppio. Parto dalla seconda interpretazione, il vento come spirito creativo, innovativo e sognatore e il vento dell’amore che ti spinge a fare bene, ad essere ambizioso nel senso buono del termine; nel film viene fatto capire infatti più volte “ad un uomo serve una donna per far bene il proprio lavoro”. La prima interpretazione è più immediata e schietta ma è anche secondo molti il vero lascito del maestro, il suo messaggio che sempre ha cercato di trasmettere attraverso i suoi film e la 
loro magia: VIVI! Perché vivere è l’avventura più grande.



VOTO 10/10

venerdì 19 settembre 2014

NEWS TIME! "Si alza il vento", due recensioni per un grande capolavoro!

Per l'ultimo film del maestro giapponese Miyazaki stiamo preparando due recensioni, mia e di Rapanuiful che farà il suo ingresso ufficiale nel blog. Preparatevi quindi per due giorni consecutivi di magia Ghibli!
STAY TUNED!

giovedì 18 settembre 2014

GIAPPONE 2014, la fine del viaggio! (pt.3)



Terzo ed ultimo appuntamento! La fine del viaggio!

Quinta tappa: Kyoto, la tradizione
La stazione futuristica di Kyoto
Già l’arrivo alla stazione è di grande impatto anche se poi effettivamente con la città vecchia ci azzecca proprio nulla; è una costruzione esageratamente moderna in cui si condensa qualsiasi cosa dal negozio al ristorante, stile aeroporto. Kyoto è una città che ha molto da mostrare ma purtroppo noi ci siamo rimasti solo due giorni e abbiamo fatto un tour de force. La parte fondamentale da vedere se avete poco tempo è il quartiere di Higashiyama in cui si concentrano gli edifici storici fondamentali. Templi immersi nel verde e un percorso pedonale(rari in Giappone) di qualche chilometro vi faranno immergere nel Giappone antico anche se i negozi di bigiotteria e souvenir rovinano un po’ l’atmosfera. Se avete tutta la giornata vi consiglio di partire presto la mattina e dirigervi nella sezione sud del quartiere dopodiché fare tutto il percorso da sud a nord a piedi seguendo il cosiddetto sentiero della filosofia; anche se è un po’ sacrificato è molto rilassante dato che non è percorso dalla solita moltitudine di turisti, lasciando spazio ad una chiacchierata tranquilla tra amici. Inoltre il sentiero è costeggiato da un canale pieno di carpe da una parte, e dall’altra da una serie di artisti che, per una miseria vi venderanno i loro lavori fatti a mano!
La Kyoto Tower
Per il resto se volete farvi quattro risate andatevi a vedere il parco dei macachi, attenzione perché sono dispettosi e si arrabbiano al volo, osservate le regole scritte all’ingresso e non succederà nulla di male.
Mi aspettavo qualcosa di più dal bosco di bambù, una fitta foresta che dalle foto sembrava veramente magica ma probabilmente la troppa concentrazione di persone le fa perdere molto.
Nella zona nord-ovest si trova invece il famoso palazzo d’oro che ho scoperto però essere un falso dato che l’originale è stato bruciato tempo addietro da un monaco presumibilmente impazzito. È stato ricostruito fedelmente all’originale anche se ovviamente essendo una costruzione del 1955 le fa perdere un po’ di fascino anche se il parco attorno merita una visita.




Sesta tappa: Koya-san, il tempio
Come già avevo detto prima di partire, noi di Law&Heroes non ci facciamo spaventare da nulla e quindi ci siamo addentrati tra le montagne del Giappone per andare a conoscere la tradizione buddista giapponese dormendo in un tempio. Sul monte Koya oltre alla svariata presenza di templi variopinti c’è anche il più grande complesso cimiteriale buddista al mondo: quattro chilometri immersi in una fantastica foresta vi fanno immergere in una parentesi surreale, come in un film dello studio Ghibli. L’emozione di attraversare i vicoli, abbandonando il percorso principale, è davvero inspiegabile. Immersi in questa situazione macabra ma allo stesso di una pace interiore stupenda, la natura che si riappropria della pietra dei tori è veramente romanzesca.
Sveglia alle 6 il giorno seguente per partecipare alla cerimonia del mattino, in cui un altro ospite ha avuto dei problemi al pancino, situazione da film anche questa ma diciamo più stile “una pallottola spuntata”.






Settima tappa: ritorno a Tokyo, la città dei sogni e degli incubi
L'incrocio di Shibuya dall'alto
L’ho soprannominata così per le impressioni che mi ha dato, Tokyo tende ad essere appunto una città controversa dal mio punto di vista, nello stesso momento gioiosa e opprimente, instancabile ma stancante. Le condizioni inumane delle metro negli orari di lavoro e la quantità di gente per strada non la fanno una città per me, anche se ovviamente come già decantato prima ha sicuramente molti pregi.
Per non farci mancare niente ci siamo abbuffati al ristorante di One Piece sull’isola di Odaiba, come nel fumetto si cucina all’europea quindi non aspettatevi sushi o robe simili. Costicchia ma i piatti sono molto buoni e il menu per gli amanti di One Piece sarà speciale.
Facendo un giro nei centri commerciali mi sono accorto che il panorama musicale giapponese è veramente molto acceso, e come quasi per tutto, riescono a coniugare la musica con qualsiasi ambito, da quello fumettistico a quello sportivo. Ovviamente in Italia tutto ciò non è nemmeno contemplato, ma come si è già detto e ridetto, nel nostro paese l’ambito artistico è veramente snobbato e per quello che si vede il livello rimane veramente scarso tranne ovviamente per qualche rara eccezione.
 Altro punto che mi rimane oscuro è il perché, terminato un manga o un anime, i ciappi eliminano tutto ciò che lo riguarda, ma neanche lontanamente si vede un gadget vedi il mio amato Fullmetal Alchemist; DELUSISSIMOOOOO.

Se però volete conoscere la vera Tokyo, la vera gente di Tokyo, abbandonate per una giornata il caos di Shibuya o Akihabara e infilatevi tra i venditori di bento e tra i negozi di antiquariato improvvisati nei garage di Taito city, ne sarà valsa la pena.

PS nei prossimi giorni la recensione di "si alza il vento" l'ultimo capolavoro del maestro Miyazaki

venerdì 12 settembre 2014

GIAPPONE 2014, il dramma e la tradizione (pt.2)

Eccoci qui pronti per il secondo appuntamento con il viaggio in Giappone di Law&Heroes, godetevelo!

Seconda tappa: Hiroshima, il dramma
Si potrebbero spendere tante parole ma sarebbe inutile, si è già detto molto e quindi salto i convenevoli e le parole superflue. Ciò che si va a vedere in questa città sono principalmente due cose strettamente collegate tra di loro: l’atomic dome e il museo della pace. Situati molto vicini tra di loro e facilmente raggiungibili grazie alla fitta rete di tram sono, a parer mio, una tappa obbligata per chi va in Giappone. Il primo è, per chi non lo sapesse, una delle poche costruzioni rimaste in piedi dopo lo scoppio della bomba sulla città marittima giapponese. Ciò che resta sono macerie, è uno spettacolo terribile ma nello stesso momento sublime. Questo edificio è anche il simbolo della città che ha saputo rimanere in piedi e ripartire da zero, ricostruendo, migliorando e credendo in un mondo migliore. Il museo della pace fa un po’ lo stesso effetto, userei proprio le stesse parole: terribile e sublime. Dalle parti del corpo umano, alle foto delle persone agli orologi bloccati su quel fatidico orario, le 8.15, ai video per bambini che tutto hanno tranne il fattore infantile. Una visione che scava nella profondità nell’animo e che dovrebbe essere tappa obbligata non per solo coloro che vogliono andare in Giappone ma per chiunque.
Nel parco che circonda il museo c’è una fiamma, sempre accesa, tutto il giorno, tutti i giorni di tutto l’anno, festivi compresi e rimarrà accesa fino a quando tutte le armi atomiche non saranno disarmate e smaltite. La fiamma è ANCORA accesa.

Terza tappa: Miyajima, la perla a pochi passi dalla distruzione
Il tori galleggiante 
A 26 km da Hiroshima, prendendo un traghetto di una decina di minuti potete raggiungere un’isoletta patrimonio dell’UNESCO: Miyajima appunto. Vi accoglierà un tori(portale tipico) rosso fuoco immerso nell’acqua(o anche no, dipende dalla marea). Questo piccolo villaggio è una vera e propria perla a pochi passi dal dramma della bomba atomica. Oltre agli edifici shintoisti, un vasto complesso di templi e sentieri montani vi faranno immergere in un esperienza senza prec

edenti: il sentiero costeggiato da mille statue raffiguranti Buddha e Kodama(gli spiriti della foresta) vi farà perdere la testa, facendovi dimenticare per un momento la vostra collocazione storico-temporale. I cervi vi faranno da guida, o per dirla tutta da ladri di cibo; voraci di qualsiasi cosa, persino di sacchetti di plastica! Cercheranno in qualsiasi modo di infilarvi nelle vostre borse per cercare qualcosa con cui cibarsi, visto dal fuori però è davvero esilarante.
Consiglio: all’ingresso del complesso scintoista, quando dovrete pagare, prendetevi il biglietto cumulativo anche per la camera del tesoro: ne vale davvero la pena.

Quarta tappa: Nara, in mezzo ai cervi
Studentesse in gita a Nara
Nara è un paesello tra molte virgolette a pochi km da Kyoto, la parte interessante, quella vecchia, è formata da un complesso di templi più o meno importanti. Su tutti spicca la più grande struttura lignea al mondo: il Todai-ji. All’interno di questa enorme struttura si erge il grande Buddha, una statua enorme che al primo impatto vi colpirà in maniera indelebile. Da cornice a questo imponente edificio ci sono altri templi più o meno belli, che purtroppo dopo un tot vi scasseranno anche un po’ i gabbasisi. Adesso non voglio fare il grossolano ma originale è stato quello che ha avuto l’idea per primo perché poi a parte qualche decorazione esterna, i templi sono veramente tutti uguali. La cosa veramente affascinante è la presenza anche qui di una serie sconfinata di cervi che aggrediscono quasi i passanti in cerca di cibo, quindi occhio perché la loro fame è veramente incontrollabile. Come al solito in questi piccoli centri consiglio di deviare dal cammino usuale turistico e di infilarsi tra tempietti e sentieri boschivi, la vera magia accade proprio negli antri silenziosi e poco frequentati, restituendo un po’ di atmosfera e di sacralità ai complessi monastici.
Il grande Buddha di Nara

Nota molto positiva: ci sono dei distributori di palline che distribuiscono le statuette dei demoni che ci sono all’entrata di ogni tempio. Lo so è una cagata, ma sono davvero fighe!

Nota un po’ meno positiva: i gadget del tempio sono pure adattati a qualsiasi tipo di manga in voga soprattutto One Piece: grande Buddha con la faccia di Chopper per esempio; abbastanza una tamarrata.

Nota molto negativa: quelli che dicono che in Giappone non fanno castronerie stratosferiche nei luoghi di interesse culturale si sbagliano, da Nara a Kyoto a Koya, ogni tanto in mezzo ci piazzano delle baracche terribili con annessi super condizionatori giganti in bella vista proprio come a Pompei, esatto la nostra italianità un po’ li ha colpiti.

giovedì 11 settembre 2014

NEWS TIME! Law&Heroes e gli ovvi ritardi

Per confermarci italiani sopra gli italiani anche noi di L&H ritarderemo i nuovi format di intrattenimento del blog; purtroppo non avevo conteggiato la mia sessione di esami di settembre e quindi mi ritrovo a non avere tempo per coordinare tutti i nuovi acquisti. Per ora vi posso dire che ci sarà sicuramente una rubrica sui mensili Marvel mentre su quella Dc abbiamo ancora dei problemi. Per tutto il resto non vi anticipo niente ma abbiamo in mente un sacco di idee interessanti. Tempo permettendo riusciremo a fare tutto. Sì ma oh guardate che domani esce GIAPPONE parte 2, rimanete sintonizzati!

martedì 9 settembre 2014

ASSASSIN'S CREED ROGUE, alla fine ce l'hanno fatta!


Altro articolo che volevo fare prima di partire per il Giappone ma che ovviamente non ho avuto tempo di fare fino ad oggi, godetevelo!

Premetto che sono da sempre un appassionato della saga, non sicuramente il più sfegatato ma sicuramente uno che ha sempre difeso nel bene e nel male mamma Ubisoft per le sue scelte narrative e di gameplay. Altra premessa: nonostante tutto l’uscita annuale era sempre stata il frutto di anni di lavoro, che l’unica cazzata l’avevano fatta con il povero Connor, che con Black Flag si era tornati ai livelli di novità e di narrazione del secondo capitolo della saga e tutto quello che ci stava dietro. Certo qualche volta ho tentennato anche io, ma in fondo ho sempre abbracciato alla fine la causa degli assassini. Premessa conclusa.

Finalmente ce l’hanno fatta! Ed uno avendo letto premessa e la frase precedente potrebbe chiudere il blog e aver capito qualsiasi cosa. Ce l’hanno fatta a rovinare tutto! Perché? Perché questo fantomatico Rogue è un capitolo che proprio serve poco un cazzo. Vi spiego per quali ragioni narrative è un’emerita puttanata: si svolgerà cronologicamente tra Black Flag e il terzo capitolo, si narra infatti la caduta della confraternita in America per mano di un assassino rinnegato che ha sposato la causa templare e quindi prima dell’arrivo del nativo americano che risolleverà le sorti degli assassini. Adesso mi spiegate cosa minchia serve. Potevo sopportare i dlc, i capitoli su Vita e cazzi e mazzi ma questa proprio no. Vado avanti perché un incosciente potrebbe dirmi che è una scelta narrativa di Ubisoft che sicuramente come al solito ci sorprenderà e stavolta credo che però abbia torto; questo capitolo uscirà infatti su console old-gen(ps3, xbox 360) e non sulle nuove mentre il vero e proprio nuovo capitolo Unity sì. E allora stavolta mi rispondo con la più semplice delle risposte: lo fanno per il vil danaro. Perché questa esperienza di gioco non aggiungerà nulla di nuovo rispetto a Black Flag, il personaggio ci somiglia pure parecchio esteticamente, è stato riutilizzato il sistema di spostamento tramite navi e sono solo cambiate un paio di location a cui è bastata aggiungere un po’ di neve. Inoltre i canadesi hanno scelto di accontentare le richieste dei fan che chiedevano a gran voce un capitolo dalla parte templare; nello stesso momento però Ubisoft questa idea nel plot originale non l’aveva e quindi ha visto nel passaggio da old a next-gen un’occasione ghiottissima per accontentare i fan e guadagnarci su senza fare troppa fatica. Insomma, ha scelto la peggior strada che poteva scegliere, perché ad un bassissimo costo di produzione – riciclando di fatto il quattro – guadagnerà non solo da quelli che non hanno acquistato la ps4 ma anche da quelli che l’hanno acquistata. Mi spiego meglio: tutti i fan sfegatati compreranno sicuramente entrambi, i fan medi ne compreranno comunque uno dei due quale sia la loro console, gli indifferenti con ps4 lo compreranno Unity perché come Black Flag è un titolo molto allettante data, per ora, la mancanza di un vero e proprio competitor sul mercato di nuova generazione. Con questo voglio dire che sicuramente avrò una ps4 sicuramente comprerò Unity che sicuramente sarà il nuovo modo di giocare un AC ma sicuramente e senza ombra di dubbio non mi avvicinerò neanche lontanamente all’idea di comprare Rogue. Sento odore di diludendooooo.



PS venerdì seconda parte di GIAPPONE 2014 stay tuned!

giovedì 4 settembre 2014

GIAPPONE 2014, Tokyo (pt.1)


Durante la stesura dell’articolo mi sono accorto che si andava per le lunghe quindi ho deciso di farlo in più puntate per non annoiarvi e tenervi incollati allo schermo! Enjoy urself!

Eccoci qua, come promesso il resoconto del viaggio nella terra di manga, anime e donnine maggiorate! La terra del sol levante: il Giappone.

Come molti fanno quando vanno in vacanza o in viaggio tendono poi a dire tutto quello che gli è piaciuto o colpito dimenticandosi di tutto ciò che fosse lontanamente negativo oppure, ancora peggio, quegli elementi neppure li vedono, accecati dal fascino che quella terra esercita sopra di loro e questa cosa succede spessissimo per due mete soprattutto: USA e Giappone. Quindi fatta questa premessa vi prometto che cercherò di essere più obiettivo possibile cercando di condensare tutto ciò che vi sia di significativo senza dimenticarmi qualche aneddoto per alleggerire il tutto! Quindi sedetevi, mettetevi comodi e cominciate la lettura!

Per mantenere uno stile abbastanza scorrevole e godibile ho deciso di descrivere il viaggio in ordine più o meno cronologico. Lo faccio per me e per voi, così non rischio di perdere il filo.

Prima tappa: Tokyo, la capitale!
L’impatto con le luci della città è potente, musica di sottofondo ripetuta all’infinito, spot di qualsiasi cosa sugli schermi giganti, la notte sull’incrocio di Shibuya non arriva mai. Non abbiamo perso tempo il primo giorno quando esausti dal viaggio ci siamo fiondati a consumare una scodella di ramen nei dintorni della famosa stazione dove l’akita inu Hachiko aspettava il suo padrone tornare dal lavoro. Diventato il quartiere della moda giovanile è sempre in movimento e l’attraversamento pedonale è davvero uno spettacolo da non perdere. Come del resto, da non perdere è la visione della città dall’alto da un qualsiasi grattacielo che vi offre la possibilità di ammirare questa immensa metropoli che si staglia all’infinito, fino a dove il vostro occhio riesce a guardare, se potete aspettate che le luci si accendano: non ve ne pentirete.

Visitate il quartiere di Akihabara se siete appassionati di elettronica e fumetti, troverete il vostro personale paese dei balocchi; perdetevi tra maid cafè, centri commerciali immensi specializzati in giocattoli, musica, videogiochi ed elettronica varia, perdetevi nei meandri di Mandarake dove troverete dei pezzi di storia inestimabile venduti a volte ad un prezzo ridicolo(è un negozio di usato, vi ricordo) e spendete una follia da Kotobukiya. Date un’occhiata alle sale di Pachinko, sorta di flipper/slot machine, di cui il rumore assordante di metallo vi farà cadere in stato confusionale. Mi raccomando: buttare un qualche migliaio di yen in una game station è d’obbligo, se starete per vincere una folla di ragazzine urlanti vi si accalcherà intorno facendo il tifo per voi, esperienza da provare!

La statua del Gundam sull'isola di Odaiba
Passando a cose più serie, la visita della città non si è basata solo su manga, anime e game station quindi andiamo avanti. La cosa stupefacente delle metropoli giapponesi è che riescono a far collimare il cemento con parchi enormi, non vi stupite se dietro un complesso enorme di grattacieli si cela un parco di 4 chilometri con bambini che giocano e famiglie che fanno un pic-nic. Nella stessa maniera riescono a fondere modernità assoluta con la tradizione per esempio di un tempio, in mezzo a Tokyo non mancano delle zone in cui il ferro, il vetro e il cemento lasciano spazio al calore del legno, sia delle case tradizionali sia dei templi buddisti. In maniera quasi sconvolgente si uniscono per formare un insolito connubio che causa dei sentimenti contrastanti nel cuore di un europeo, o almeno all’interno del mio.

L'acquario fuori dal Sony Building
Ovviamente a Tokyo la tecnologia è in primo piano e una visita al museo della scienza e dell’innovazione tecnologica era d’obbligo anche se alla fine si è rivelata una cosa un po’ più dedicata ai bambini anche se androidi e robottoni mi sono piaciuti un sacco. Per la stessa ragione ci siamo diretti al Sony Building che però ho trovato molto deludente: a parte per l’acquario che si trova al di fuori dell’edificio pieno di pesci variopinti, un enorme pesce napoleone e una murena, e il video in 4k all’ultimo piano sulla salvaguardia delle balene, il resto è un semplice mega showroom dell’azienda dove sì puoi provare gli aggeggi ma niente di più niente di meno.
Per quel che riguarda i musei, sia a Tokyo che nel resto del Paese, fatta eccezione per Hiroshima, sono poco accattivanti e un po’ noiosi. Uno potrà dirmi: “tutti i musei sono noiosi!” e io risponderei “ammazzati” comunque a parte questo diverbio, il museo nazionale di Tokyo prendendo l’esempio più eclatante non ha niente di così affascinante che mi sia impresso nella mente indelebilmente anche se consigliatissimo dalla guida.

Tornando ad essere nerd siamo andati a spaccarci al centro Pokemon che, a parte per il bellissimo adesivo in regalo all’entrata, è una delusione pazzesca! La scarsità degli oggetti in vendita è allucinante ma soprattutto l’assenza di un qualsivoglia tipo di maglietta decente! Ma sta roba ai ciappi ciappi(così ho cominciato a chiamare i Giapponesi) bisogna dirla. Ma la cosa non si limita ai Pokemon ma alla maggior parte delle cose, il merchandise magliette/vestiti in Giappone è veramente minimo, quasi inesistente. 10 punti in meno per Grifondoro.
I ciappi hanno inoltre un’altra passione: quella delle palline, mi spiego: le macchinette che ti danno la pallina con dentro un portachiavi o un pupazzetto(spero abbiate capito). Ecco loro le hanno di qualsiasi tipo e genere, dai Pokemon alle donnine, da Dragonball ai classici neko. Una roba pazzesca.
Uno dei grandi rimpianti di questo viaggio va all’impossibilità di visitare il museo Ghibli, prenotando due settimane prima non siamo riusciti a trovare posto. Mannaggia ai ciappi ciappi!!!!!

Tutte queste luci, questa grandezze siano un po’ per compensare una insicurezza di fondo e senso di inferiorità che i Giapponesi hanno nei confronti delle popolazioni occidentali. Complesso che deriva dal fatto forse che vivono su un’isola e da fatti prettamente fisici, i loro occhi sono la parte che odiano di più, la dimostrazione sta anche nella maggior parte delle loro opere in cui disegnano i personaggi con occhi addirittura troppo grandi. In più essendo un popolo con una tradizione e con un passato profondo e radicato è inconcepibile tutto questo senso di inferiorità. È proprio così, sembrano un popolo chiuso e tradizionalista ma in realtà sono filo americani a livelli inimmaginabili e hanno raggiunto livelli di capitalismo e conformismo degni degli USA. In mezzo a questo enormità di persone però riescono più spesso ad elevarsi personaggi di statura elevatissima che, non abbandonando la propria cultura, riescono a produrre grandi opere che sono e rimarranno tesoro dell’umanità.

mercoledì 3 settembre 2014

Il LABIRINTO MAGICO


Durante il viaggio in Giappi sono riuscito a terminare finalmente il quarto libro della saga, dopo che mi ero bloccato causa esami. Intanto che attendete l'articolo sul JAP godetevi questo! Come per gli altri una breve trama e un mio minicommento personale.


Gli umani che dopo la morte hanno avuto in sorte una nuova vita lungo le sponde del grande Fiume stanno per assistere a una battaglia epica. Dopo trentatré anni di navigazione, il Rex Grandissimus, l'enorme nave d'acciaio di Giovanni Senza Terra, è ormai giunta in prossimità delle sorgenti. Il re e il suo equipaggio si apprestano a violare l'impenetrabile torre degli Etici, ma prima devono fare i conti con Samtlemens che, con il suo Riservato, li incalza pronto a vendicare il tradimento. A tentare di scongiurare la catastrofe sarà l'ex gerarca nazista Hermann Göring, che in quel mondo di redenzione si ritrova a essere un apostolo della pacifica Chiesa della Seconda Possibilità. Potrà la nuova umanità sopravvivere, a uno scontro di tale portata? Riusciranno le forze misteriose e sovrannaturali degli Etici a piegare il destino del Mondo del Fiume al loro volere?


Il libro è più breve del terzo e si ripetono un po’ gli stessi errori narrativi del precedente. L’autore si perde via in dettagli forse superflui e a volte tende ad intensificare un po’ troppo il fattore filosofico tra definizioni di anime ed essenza senza, di fatto, aggiungere nulla di più. Lo stesso per le lunghe sezioni dedicate a ciò che accade sui due battelli e per quanto riguarda la battaglia tra di essi, troppo noiose e poco appassionanti. Gli va dato atto che riesce però a sorprendere sempre con gli sviluppi della storia che, come un terremoto, sconvolgono le sorti dei personaggi e della storia. In questo libro ci abbandoneranno senza fare nomi molti personaggi a cui, almeno io, mi ero profondamente affezionato ed alcuni in maniera del tutto inaspettata facendo somigliare “il labirinto magico” ad un libro di “Trono di Spade”.

VOTO 7/10