sabato 20 settembre 2014

SI ALZA IL VENTO, ultima fatica del genio giapponese


Lunedì sono andato al cinema a vedere l’ultimo lavoro, purtroppo, del maestro giapponese Hayao Miyazaki.

Apro una parentesi sul costo dello spettacolo pari a 10 euro con l’impossibilità di usufruire di qualsiasi sconto perché ritenuto evento speciale dimostrando ancora una volta che portare e diffondere in Italia film del genere è sempre un’impresa anche colpevoli sono appunto i cinema che impediscono una doverosa diffusione di queste pellicole. In linguaggio spiccio: se un film lo vuoi far vedere a tutti non lo piazzi 4 giorni soltanto al modico costo di 10 euro, in una sala minuscola perché altrimenti tutti quelli che potrebbero essere lontanamente interessati abbandonano la nave. Chiusa parentesi.

Premettendo che io sono un grande stimatore dello studio Ghibli e in particolar modo del suo fondatore cercherò di essere, come sempre, il più obiettivo possibile. Come al solito, in breve la trama e poi un mio commento!

il vero Jiro Horikoshi
TRAMA: in questo film non vi è una vera e propria trama, o meglio è il racconto ad episodi della vita dell’ingegnere aeronautico giapponese Jiro Horikoshi, famoso per aver costruito l’aereo che poi sarebbe stato utilizzato dai kamikaze giapponese per compiere barbarici atti. Ma questo non è un film militarista, anzi, tutto il contrario. Il caro Jiro è tutto fuorché guerrafondaio, il suo obiettivo è costruire aerei, sogno che aveva fin da bambino. Il film spazia e non si ripete mai, il terremoto, i sogni condivisi del ragazzo giapponese con il nostrano Caproni, la storia d’amore profonda e dolorosissima con la piccola Nakao. Fino all’apice alla conclusione raccapricciante della seconda guerra mondiale e il dolore profondo di Jiro, consapevole di aver creato un oggetto bellissimo ma nello stesso tempo terribile e violento.

COMMENTO: da come avrete capito dalla trama non vi dovete aspettare il solito film di Miyazaki se il termine solito può render giustizia. Non ci sono elementi magici, non ci sono spiriti malvagi, non ci sono streghe e lupi giganti. C’è la realtà. È sicuramente un film più freddo rispetto agli altri allora? Assolutamente no perché come al solito il protagonista, il soggetto maschile più riuscito dei suoi film, è un vero e proprio visionario e in qualche modo ci farà sognare. Ciò che colpisce di più è l’amore e l’odio che prova per le sue creazioni, per i suoi aeroplani, che sono il suo sogno ma anche uno strumento di guerra. Pacifista affermato dovrà purtroppo arrendersi al dilagare della seconda guerra mondiale che porterà i suoi aerei ad essere oggetto di morte. Ma il desiderio di creare sogni è più forte di ogni altra cosa, un sogno coltivato fin da bambino, un sogno radicato nella sua anima, un legame potente e indissolubile. Stesso tipo di legame che avrà con la tenera Naoko, ragazza conosciuta durante i terribili accadimenti del terremoto che colpì il Giappone nel 1923 e che poi lo porterà a sposarla più tardi. Questa storia travagliata, dolce e tristissima segnerà la vita dell’inventore che grazie a questo profondo sentimento riuscirà a creare la più grande delle sue opere l’aereo Zero. Questo amore non avrà il lieto fine in un certo senso ma oltre a ciò non vi dirò.

Cambiando argomento, in questo film il maestro d’animazione si supera, complice anche il full-hd; i disegni sono perfetti, in maniera quasi maniacale. Negli occhiali di Jiro si riflettono le

persone ed i paesaggi che gli stanno di fronte con una naturalezza che sfiora la realtà, ma come in ogni altro film riesce ad infilare personaggi ipercaratterizzati che lasciano il segno come il capo bassissimo della Mitsubishi con il tipico taglio di capelli giapponese, l’inventore italiano Caproni con quei suoi baffoni arricciati e il tedesco col nasone che Jiro incontra tra le montagne – e il nasone nei film di Miyazaki c’è sempre, sottolineo c’è sempre.

Le scelte musicali sono sempre pregevoli e convincono sempre a parte un paio di ripetizioni forse esagerate. Ma ancora più pregevole è la scelta dei silenzi e certe volte di gesti semplici e quotidiani in controtendenza con l’epica e il fantastico degli altri film.

L’elemento vento in più non poteva assolutamente mancare; le scelte lasciano sempre a bocca aperta: il vento è ovunque ed ha un significato ovunque. Il vento è il significato stesso del film che è unico ma anche doppio. Parto dalla seconda interpretazione, il vento come spirito creativo, innovativo e sognatore e il vento dell’amore che ti spinge a fare bene, ad essere ambizioso nel senso buono del termine; nel film viene fatto capire infatti più volte “ad un uomo serve una donna per far bene il proprio lavoro”. La prima interpretazione è più immediata e schietta ma è anche secondo molti il vero lascito del maestro, il suo messaggio che sempre ha cercato di trasmettere attraverso i suoi film e la 
loro magia: VIVI! Perché vivere è l’avventura più grande.



VOTO 10/10

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