"La storia è già stata scritta nel libro del tempo, nessuno può cambiarla!"
Bentornati al mensile su Historica!!
In questo post vi presento il numero 6, albo che contiene i primi quattro volumetti de "Les 7 Vies de L'Épervier" di Patrick Cothias e Andrè Juillard.
Entrambi parigini,decidono di creare ,dal 1984, uno scorcio della Francia all'inizio del 1600, focalizzandosi su due trame che si alternano nel corso della narrazione: la vita quotidiana del re di Francia che come un vortice lo porterà sempre più vicino all'evento che causerà il suo assassinio, e le vicende dello "sparviero", un eroe cremisi mascherato e maledetto che, nella regione dell' Alvernia, cerca di riportare una remota giustizia in una contea ormai grottesca e martoriata dal dominio ignobile del conte de Bruantfou.
La narrazione inizia con una doppia nascita contemporanea in luoghi distanti di due personaggi che saranno partecipi delle vicende degli sparvieri: il delfino di Francia e una ragazzina figlia di un nobile Alverno; uno nasce nel caldo giaciglio di un palazzo, l'altro nella fredda neve. Sembra strano eppure entrambi sono importanti, come evidenzia una megera, una strega che come nel coro greco fa le veci di narratore esterno e spiega come tutto ciò abbia senso, che tutto è già predestinato, nulla si può cambiare, come attori di una tragedia che sul palco seguono il copione.
Sono trascorsi 9 anni dall'evento introduttivo, e gli eventi si sposteranno,come già detto, sul re Enrico IV e le sue azioni mondane, e sulle avventure del guerriero mascherato, che avranno come personaggi secondari i due neonati prescelti dal destino, ma che in realtà hanno poco rilievo solo perchè aspettano degli eventi in cui avranno il potere di determinare la storia...
Tutta l'opera si slancia su due componenti principali che si alternano, l'ironia e il grottesco; l'ironia, o meglio anche la satira, si celano nell'intera storia attraverso un insieme di frasi o scene a dir poco surreali o imprevedibili, soprattutto nelle vicende del re: Enrico prende la moglie obesa in braccio, oppure storpia la celebre sua frase "Parigi val bene una messa" in "Parigi val bene una passera".
La parte grottesca invece si sviluppa intorno all'eroe cremisi e alla megera, attraverso previsioni sconcertanti e scene raccapriccianti, come un uomo lasciato in balia di una muta di cani, che al limite delle forze li affronta, ma soccombendo con una eiaculazione finale dovuto allo sforzo e all'odio.
Altro tema è la condizione di schiavitù che permane nel XVII secolo anche se i servi vengono chiamati contadini, perchè " i nomi possono anche cambiare, ma i fatti restano: i contadini sono dei servi".
Altro di rilevante in quest'opera non l'ho trovato: seppure intrigante, non mi ha entusiasmato più di tanto come altri numeri, ma resta comunque un lavoro di ottimo valore.
Voto: 7,5/10
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