Lo Studio d'animazione per eccellenza colpisce ancora. Stavolta non c'è Myazaki che fa da puparo bensì il suo amico e fondatore dello Studio Ghibli: Isao Takahata. Cosa ha fatto codesto uomo? Regista di innumerevoli film e serie d'animazione di cui ve ne cito solo tre: Heidi, Anna dai capelli rossi e una Tomba per le lucciole(consiglio vivamente quest'ultimo se ancora non l'avete visto). Alle musiche c'è il solito Isashi che con una colonna sonora più bella dell'altra in questa forse addirittura si supera preferendo all'epica la poesia musicale che si adatta perfettamente alla fiaba che si vuole raccontare in questa pellicola. Musiche che nonostante la ricercatezza rimangono impresse nella mente.
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La storia si svolge in Giappone, anno 1000, questa fiaba è la prima forma narrativa scritta giapponese, fiaba popolare che aveva originariamente il titolo “la storia del tagliatore di bambù” ma che poi nella trasposizione giapponese ha avuto il nome di “Kaguya-hime no monogatari” con come sottotitolo “delitto e pena di una principessa” e che poi in inglese e italiano non vi è traccia di questo sottotitolo creando l'aspettativa di una storia blanda anche se effettivamente di storia blanda non si parla. Quindi adesso ci diamo un occhio.

COMMENTO: il film non ha ovviamente lo stile di Myazaki, scordatevi qualsiasi disegno voi abbiate mai visto. Il tratto è quello di una tavola ad acquarelli, tutto il film è caratterizzato da questo tratto, sembra appunto un racconto antico giapponese su carta, quello che loro leggevano su enormi rotoli. I colori sono gli stessi, un po' sbiaditi mai troppo accesi, ed oltre alla tradizione traspira anche la malinconia che si cela in questo racconto. Questa ragazza incredibilmente bella nata da una pianta di bambù è vittima degli eventi, è una vita che non è prettamente sua e anzi tutte le volte che cerca di fuggirne ne è instancabilmente riportata indietro. Vittima del suo tempo e dell'etichetta giapponese non riesce a trovare la felicità in alcun modo e quando sembra averla trovata non è altro che un sogno. Una creatura semidivina vittima dell'egoismo e della miopia degli uomini, trattata come un oggetto. Lei desidera la vita silvestre in cui è nata e cresciuta ma il padre desidera di più per lei. Le musiche come detto prima accompagnano in maniera magistrale le emozioni che si susseguono potenti in questo film. Certo qualche scena poteva essere tagliata ma si sa come sono i giapponesi: tirano sempre un po' troppo in lungo.
La fiaba però è completa, ovviamente senza buchi di sceneggiatura e visivamente incredibile. Consigliata anche per tutti quelli che si vogliono avvicinare per la prima volta alla cultura giapponese e allo studio Ghibli. Una fiaba raccontata in maniera profonda e matura come solo i giapponesi sanno raccontare. Non so come faremo quando Ghibli chiuderà, questo è infatti il penultimo film dello studio, ridateci i nostri mondi animati. Come al solito tutta colpa della Disney.
VOTO 8/10 alcune scene potevano essere tagliate, ma si sa come sono i giappi.
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