Niente da fare, i fratelli Nolan non sbagliano un colpo.
Christopher e Jonathan ancora una volta riescono a tenere incollato lo
spettatore in un susseguirsi di deduzioni, suspance, teorie, azione, viaggi
mozzafiato e, tanto per cambiare, stupefacenti colpi di scena.
Cooper è un ingegnere spaziale ed ex pilota, che vive con
la figlia Murphy, il filgio Tom e Donald, il padre della defunta moglie. La
Terra non è quella che ci immaginiamo: i terreni sono praticamente sterili per
via di continue tempeste di sabbia, e il cibo comincia seriamente a scarseggiare.
Cooper, dopo avere decifrato gli indizi lasciati da un “fantasma” nella camera
della figlia, raggiunge la base segreta della NASA e sceglie di partecipare al
piano segreto lì ideato. La popolazione terrestre deve trovare un altro pianeta
su cui vivere, e l’ingegnere, insieme ad altri scienziati, è incaricato della
ricerca, passando per un misterioso “warmhole”. Il problema è che nello spazio
aperto il tempo non segue le normali regole che conosciamo, ma si modifica di
continuo a causa della gravità.
Il film è tempestato di metafore, a partire dalla frase
probabilmente più importante, che forse può essere passata in secondo piano.
Quando la figlia si lamenta del perché del suo nome, Cooper risponde: “ La
legge di Murphy non significa che qualcosa di brutto accadrà, significa che
qualsiasi cosa possa accadere accadrà”. Già di per sé a me viene la pelle d’oca.
Una delle più semplici ma anche più potenti frasi che abbia mai sentito. Perché
è proprio questo il carattere generale di tutto il film. Nolan non ha paura di
farci vedere l’universo, anzi sfrutta le nostre conoscenze teoriche per
presentarci un mondo visivamente e strutturalmente entusiasmante. Sono
frequenti i richiami all’astrofisica vera e propria, ma non sono mai troppo
complicati e presuntuosi, bensì sono spiegati come si dovessero illustrare a
una persona qualsiasi.
La componente spazio-tempo è sicuramente predominante ed
emerge continuamente, come era facile prevedere. Si raggiunge però in questo
caso un livello superiore, perché oltre ad affascinarci con buchi neri,
contrazioni e dilatazioni temporali, il regista aggiunge l’elemento mistero. Assistiamo
quindi a comunicazioni radio inviate a distanza di anni, alle quali non si è
mai in grado di dare una risposta certa: il pianeta sarà abitato e, soprattutto,
abitabile?chi ha mandato la comunicazione è ancora vivo? Pazzesco.
Tutto parte dalla scoperta del “wormhole”, che a detta
degli scienziati non può crearsi autonomamente. Allora chi l’ha creato? E il
fantasma in camera di Murphy? Ogni risposta viene fornita a tempo debito,
lasciandoci attoniti, compiaciuti e meravigliati, perché tutto quadra, tutto ha
un senso, tutto è eseguito alla perfezione.
Effetti speciali egregi, mai sopra le righe, nonostante
il tema potesse facilmente far cadere in errore. Sequenze d’azione ben dosate
con quelle riflessive. Trama decisamente piacevole. Unico “difetto” la
lunghezza. Quasi 3 ore di film, che per quanto bello possa essere,rischiano di
farsi un po’ sentire.
Cast eccezionale, tra gli altri Michael Caine sempre
fedele ai Nolan.
Voto: 9/10
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