lunedì 2 dicembre 2013

IL CREDO



L’ARTICOLO PRESUPPONE LA CONOSCENZA DELLA TRAMA; PRESUPPONE ANCHE CHE VOI ABBIATE CONCLUSO TUTTI I CAPITOLI DEL GIOCO
Questo articolo lo voglio dedicare alla serie di Assassin’s Creed titolo marchiato Ubisoft Montreal; analizzare un titolo alla volta della serie sarebbe miope data la trama intricata e il processo formativo a cui si assiste in questo gioco. Potremmo parlare dei mille interrogativi che ci si pone tuttora dopo aver concluso il titolo dedicato a Edward ma non lo farò, non è questo il mio intento, smettete subito di leggere l’articolo se non è un approfondimento psicologico quello che state cercando. Ciò che mi preme dare in questo articolo è una rapida lettura dei personaggi prima nella loro evoluzione formativa poi più in generale nel campo giuridico e del diritto.

Partiamo dal principio; Desmond ci si presenta nel primo capitolo come un pallone gonfiato, non curante di ciò che gli stia accadendo intorno. Continuerà ad esserlo per quasi tutto il primo capitolo. Durante le sue sessioni nell’animus conosciamo il suo primo antenato Altair che ci si presenta come un combattente solitario votato al puro egoismo. L’orgoglio e la superbia con cui gestisce le proprie azioni a volte diventa addirittura fastidioso. Una certezza nella propria infallibilità che lo porta ad essere usato come un burattino per tutto il corso del gioco fino a quando non si trova a fronteggiare il maestro/patrigno Al Mualim. In conclusione Altair è un uomo che in AC combatte per la propria vanità, la propria gloria e la propria fama anche se quando lo rincontreremo in Revelations lo scopriremo molto cambiato, quasi irriconoscibile. Diventerà il mentore per eccellenza, il vero capostipite del credo, un mito poi una leggenda. Altair diventa l’ordine stesso, quando muore Altair e i mongoli assediano Masyaf, quando ormai tutti gli assassini sono scappati, l’ordine decade in una spirale d’oblio, solo per rinascere con la venuta del secondo grande mentore: Ezio Auditore.

Il secondo antenato è il nostrano Ezio Auditore che diventa assassino subito dopo l’esecuzione del padre, un assassino inconsapevole guidato dalle mani invisibili dell’ordine. Si trasforma in ben tre capitoli da don Giovanni a Mentore nel momento di superiorità assoluta nei confronti dei templari. Ezio è un italiano all’inizio un po’ stereotipato, un casanova, passionale, impulsivo, irrequieto, vendicativo. Effettivamente tutto il secondo capitolo si basa sulla vendetta, almeno quasi integralmente, fino a quando lo zio e gli altri compagni si rivelano per quello che sono. In brotherhood Ezio si presenta come totalmente maturo e in grado di prendere le redini di una setta allo sbaraglio, ricostruendola dalle fondamenta, reclutando dalle viscere di Roma compagni pronti a seguirlo fino alla morte. La fratellanza si fa forte e lo dichiara Mentore. Ezio in questo frangente della sua storia dimentica il suo passato irrequieto e privo di disciplina, si carica sulle spalle il peso della confraternita e dedicandosi assiduamente alla sua rinascita. Dopo essersi dedicato al bene comune dell’ordine Ezio torna a dedicarsi a se stesso e alla ricerca della conoscenza, a Istanbul e Masyaf troviamo un uomo segnato nel corpo dal tempo ma non nello spirito e alla ricerca delle risposte alle domande che tutta la sua vita gli ha posto davanti; si scoprirà solo un tramite per un messaggio che elude la sua comprensione. Nella scena finale della biblioteca di Masyaf nel rifiutare la mela Ezio si accorge di aver terminato il suo compito, di non essere in grado di andare oltre. Quella che si legge tra le sue parole non è delusione è una presa di coscienza reale e saggia, il desiderio di ritirarsi da una vita vissuta combattendo e il desiderio paradossale, per un uomo del genere, di una vita tranquilla e di vivere le piccole gioie famigliari(Embers).

I due Kenway lottano in modi diversi per la stessa cosa: la libertà assoluta. Per Connor tramite la nascita del presunto stato delle libertà(USA), per Edward, analisi forse più lucida paradossalmente, tramite la repubblica piratesca: la democrazia che un uomo vale uno. Entrambi si ritroveranno delusi, trovandosi soli dopo una vita di pericoli e sacrifici: Connor faccia a faccia con i teatrini politici e Edward con la ancora più inverosimile semi anarchia piratesca. Connor il cui unico desiderio è la libertà del proprio popolo si trova a combattere una guerra che non è la propria anche se purtroppo se ne accorge troppo tardi; tra il dolore della perdita della madre, l’uccisione del migliore amico e la scomparsa di Achille, una sorta di padre adottivo, alla fine delle sue peripezie si ritroverà bene o male con un nulla di fatto; il suo popolo cacciato da Washington, colui che aveva promesso la libertà, la rassegnazione nell’essere il tramite per qualcosa di più grande di lui e la unica consolazione di aver fatto la differenza(anche se non verrà mai riconosciuta). Nonno Edward invece è un uomo della peggior specie, almeno in apparenza, come Connor cerca la libertà ma per le donne e il vino. Si direbbe. Invece andando oltre si nota come il suo desiderio di arricchirsi sia solo frutto del desiderio di autodeterminarsi, di migliorare la propria vita cercando la fortuna, va nei Caraibi come un ricercatore italiano va in America. Ma è un uomo anche lui, tra un abbordaggio e l’altro perde la rotta e la situazione peggiora sempre di più. Si ritrova invischiato nelle lotte tra assassini e templari per caso e il suo ruolo tra di loro rimane di puro interesse economico fino alle ultime sequenze quando ormai solo e segnato dalle numerose perdite si affilia all’ordine per rimediare ai propri errori. Tramontato il sogno di una repubblica piratesca e terminato il suo ruolo nei Caraibi, Edward tornerà e si insedierà in Inghilterra dove come Ezio troverà la pace di una vita tranquilla e agiata. È un tema ricorrente quello della vita famigliare in AC, assomiglia molto a quello che Tolstoj descrive nei suoi libri. Una situazione idilliaca che si deve raggiungere o che si deve aver vissuto per definirsi degli uomini liberi e maturi. Sembra quasi una forma di autodeterminazione la formazione di una famiglia, una forma di distacco necessaria. 

La famiglia Kenway al gran completo



È singolare come Ubisoft stia ricreando una setta religiosa islamica dell’XI secolo, sembra quasi sia vera la storia, sembra che gli assassini e i templari ci siano ancora davvero tutte i particolari collimano e i buchi neri della storia si riempiono seguendo lo storyboard. Ma chi sono questi assassini? Sono dei freedom fighters, persone che lottano per la propria autodeterminazione oppure sono dei semplici terroristi? Secondo il diritto internazionale saremmo orientati verso la seconda opzione: solo chi sta subendo un’occupazione straniera o chi subisce una discriminazione razziale, tutti gli altri sono terroristi. Ma questo vale per un controllo straniero o meglio estraneo non del proprio territorio ma del proprio arbitrio? Non è forse la stessa cosa se non più grave che qualcuno controlli altre persone tramite l’uso dei media? Non è forse un combattente per la libertà colui che cerca di svincolarsi dai dogmi imposti dalla nostra società. Abstergo non è forse questo? Una grossa multinazionale che vuole il nostro libero arbitrio al fine di guidarci verso pace e ordine eterno, ma a che prezzo? Ma soprattutto a che scopo? La lotta degli assassini non è un po’ la lotta a cui dovremmo partecipare tutti, la lotta allo strapotere delle lobby, al potere politico mediatico e alla corruzione in qualsiasi suo aspetto. Sono punti di vista, tutto è relativo, ci butta dentro anche questo Ubi nel suo gioco, ogni giocatore si accorge che entrambe le fazioni hanno degli ideali che in fondo non sono sbagliati. È un po’ una lotta tra conservatori(templari) e democratici(assassini): i primi vogliono il potere in mano di pochi e l’ordine sovrano, i secondi che gli uomini possano scegliere autonomamente e lasciare che la storia faccia il suo corso; una lotta quindi che non avrà mai fine. Il circolo infinito di Nietsche direbbe il mio prof di filosofia del liceo: la storia è destinata a ripetersi all’infinito, ogni errore già compiuto lo sarà di nuovo con la stessa continuità con cui un orologio batte le ore. Sembra delinearsi una visione malinconica anche dalle parole di Giunone a Connor alla fine delle sequenze del terzo capitolo: “ciò che desideri(la piena libertà per ognuno e chiunque) è un sogno irrealizzabile, ciò che conta è che hai fatto la differenza e ancora la farai”. È una frase d’impatto, la libertà è impossibile ci sarà sempre qualcosa nella società che non permetterà una eguaglianza sostanziale e non formale ad ogni uomo, non ci rimane altro quindi che fare la differenza? Ma fare la differenza per cosa dato che tutto ricomincerà da capo in fondo?



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