sabato 10 agosto 2019

Cinema Indie, CAPITOLO 4 – LE SOCIETà DI DISTRIBUZIONE


Esportato il nostro cortometraggio dal software preferito che utilizziamo vogliamo proporlo a qualcuno che sia in grado di portarlo ai festival. Ci stanno quindi le case di distribuzione.
In teoria questo è il momento in cui i produttori rientrano dei loro investimenti o per lo meno raggiungono un accordo affinché nel periodo di distribuzione rientreranno dei loro investimenti e ci guadagneranno qualcosa. I diritti di distribuzione sono quelli che effettivamente consentono di incassare danari danarosi.
Quindi i produttori si accordano o su una cifra forfettaria oppure su una percentuale di ritorno sulla distribuzione in sala e in home video. La società di distribuzione paga perché crede che il progetto gli porterà degli utili.
Questo nel mercato del cortometraggio italiano non succede, è sempre il produttore che pagherà la società di distribuzione per la distribuzione nei festival. Questo è semplicemente assurdo, non solo perché la distribuzione a questo punto non fa più da cesoia o da limite per i prodotti di scarso livello ma si rompe ogni possibilità meritocratica. Perché comunque quando l’attività promozionale e festivaliera si fa da soli quindi anche questa “autoprodotta” potrà essere sempre un lavoro a metà e non del tutto professionale.
Queste case di distribuzione festivaliere speculano sui piccoli produttori/registi, senza assicurare risultati e certe volte peggiorando la reputazione. Ho visto corti essere iscritti al festival della merda(esiste davvero) e nemmeno accorgersene. Chiedono per un anno delle cifre che sono abbordabili seppur superando abbondantemente i mille euro.
Sicuramente ci sono più probabilità che veniate selezionati se rappresentati da una di queste società ma attenzione come poi vi dirò nell’appuntamento sui festival, alcuni di questi sono semplicemente degli eventi creati per guadagnare soldi e al vostro lavoro non faranno guadagnare alcun prestigio. O peggio, alcuni festival vengono sponsorizzati proprio da queste società di distribuzione per piazzare i propri corti e artisti. Questa condotta indubbiamente danneggia il mercato ma soprattutto il merito che invece dovrebbe essere il fondamento del festival.
Personalmente ho deciso quindi per ora di non essere rappresentato, né io né il mio marchio, da alcuna società che si occupi di distribuzione. Almeno per ora, non ho incontrato nessuno fosse adatto a ricoprire questo ruolo in mia vece. Non perché sono bravo ma a volte l’etica un pochettino conta.

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