mercoledì 14 gennaio 2015

BIG HERO 6


Buon anno ancora e bentornati all’appuntamento con le recensioni di L&H, arriva un po’ in ritardo come sempre ma le ferie sono tiranne e sono riuscito a vederlo solo ieri sera: sto parlando del nuovo capolavoro Disney “Big Hero 6”. Argomento particolare perché è innanzitutto tratto da un fumetto Marvel, inedito in Italia e che negli States ha avuto un sacco di successo.

TRAMA: La storia si svolge nella frenetica e tecnologica città di San Fransokyo. Hiro Hamada è un giovane e geniale ragazzo che la notte partecipa ai bot duelli (incontri clandestini dove gli sfidanti fanno combattere dei robot costruiti da loro stessi che si svolgono nei vicoli e nelle zone più malfamate della città) dove frequentemente vince, ottenendo notevoli vincite di denaro. Dopo l'ennesima vittoria però alcuni giocatori decidono di impartirgli una bella lezione, dalla quale fugge con l'aiuto del fratello Tadashi, con il quale scappa per poi essere preso e imprigionato dalla polizia. I ragazzi vengono successivamente liberati e riaccompagnati a casa dalla zia Cass, la loro tutrice (i genitori sono morti quando Hiro aveva 3 anni). Una volta a casa, Tadashi parla a Hiro cercando di allontanarlo dai bot duelli e avvertendolo di non sprecare il suo potenziale, senza però essere ascoltato. Per farlo ragionare, Tadashi lo porta al San Fransokyo Istitute of Tecnhology con la scusa di accompagnarlo ad un'altra sfida. Qui Hiro fa la conoscenza degli amici di Tadashi: l'atletica Gogo, il pignolo e precisissimo Wasabi, la maga della scienza Honey Lemon e il nerd e mascotte dell'istituto Fred, oltre che del mentore di Tadashi, il professor Robert Callaghan, direttore dell'istituto e scienziato di grandissima fama. Tadashi inoltre presenta a Hiro Baymax, un robot progettato per dare ogni tipo di assistenza medica e sanitaria registrata all'interno del suo chip medico. Più che convinto a entrare all'istituto, Hiro decide di portare un progetto alla serata di ammissione e, aiutato dal fratello e dai suoi nuovi amici, realizza dei microbot, minuscoli robot controllati mentalmente in grado di assumere qualsiasi forma, prevalendo su tutti gli altri candidati. Poco dopo la sua presentazione, Hiro viene avvicinato da Alistair Krei, il capo delle Krei Tech Industries, il quale si offre di comprare la sua invenzione e di poterla vendere ma il ragazzo, consigliato anche dal professor Callaghan, rifiuta l'offerta e viene ammesso tra gli studenti. La felicità però dura poco: poco dopo essere usciti nell'istituto scoppia un incendio e Callaghan risulta ancora dentro l'edificio, perciò Tadashi entra per salvarlo ma si verifica un'esplosione che causa la morte del professore e di Tadashi. La perdita del fratello segna profondamente Hiro, che si isola da tutto e tutti. Un giorno Hiro attiva involontariamente Baymax (il quale era stato portato a casa dal fratello tempo prima) e nel tentativo di disattivarlo trova uno dei suoi vecchi microbot ancora attivo e, a detta di Hiro, difettoso. Baymax però nota che il bot vuole andare in una direzione precisa e va ad indagare, seguito a ruota da Hiro che non capisce dove stia andando il robot. Alla fine i due arrivano all'interno di un capannone abbandonato e dopo essere entrati Hiro fa una terribile scoperta: qualcuno sta producendo una serie massiccia dei suoi microbot per motivi ignoti e poco dopo i microbot si animano e attaccano Hiro e Baymax e durante la fuga Hiro scopre chi li controlla: Yokai, un misterioso individuo con una maschera Kabuki sul volto. Dopo essere andato inutilmente dalla polizia a denunciare il fatto, Hiro torna a casa e realizza che l'incendio non è stato un incidente e che Yokai lo ha causato al solo scopo di rubare la sua invenzione e decide di catturarlo. Per farlo Hiro realizza un'armatura per Baymax ed un chip da combattimento, dove sono inseriti diversi stili di lotta e arti marziali. Da qui la storia si sviluppa e andrei a spoilerare più di quanto già abbia fatto.


COMMENTO: il film è gestito in maniera ottima, senza riduzioni di climax improvvise e senza grossi inceppi. È un film che non accontenterà gli amanti delle canzoni dei cartoni animati e dico anche grazie al cielo. Avevo fatto molto fatica a digerire Frozen, dove praticamente la parte cantata superava quella recitata. Il nemico è ben definito, è cazzo cattivo e ci va di mezzo un sacco di gente. Un classico Disney alla Re Leone, senza tanti fronzoli, divertente ma anche con momenti di pathos di grande effetto. I personaggi sono ultracaratterizzati e le forme fisiche sono particolari solo per loro, caratterizzandoli ulteriormente. Ad esempio la bionda è un grissino mentre la zia del protagonista ha un fisico molto normale e realistico. C’è quindi una forte differenziazione tra personaggi principali e secondari. Un punto a favore della Disney e dei creatori di Frozen dove, nonostante i riconoscimenti, a mio parere non si erano impegnati un granché. La trama è ben sviluppata e semplificata per un pubblico infantile anche se appunto certe scene un pubblico così piccolo non le può cogliere. Per quel che riguarda i personaggi si può dire ancora che sono delle persone tra molto virgolette normali, e che dalla società sono trattati come emarginati. Più e più volte si ripete la parola nerd che notoriamente è utilizzata in maniera spregiativa. C’è quindi come per Frozen un impegno della Disney ad essere portatrice di determinati valori di tolleranza e amicizia anche per quelle persone che non si sentono mai a proprio agio con gli altri. In questo film si sottolinea anche in maniera ben marcata l’importanza di un’istruzione, l’importanza di continuare gli studi, di continuarli finche si può ed eccellere in essi, ovviamente non si diventerà eroi, ma il messaggio della Disney è proprio quello: chiunque può essere un eroe anche studiando e lavorando sodo senza dimenticarsi delle persone che ci stanno accanto. Altro argomento trattato è quello del lutto, in maniera semplicistica certo, ma in maniera tale da far comprendere il dolore ad un bambino, ad incitare i bambini a non lasciarsi andare e reagire davanti ad un lutto in famiglia.
È un film tratto da un fumetto Marvel quindi da qualche parte vedrete il leggendario Stan Lee che come al solito si piazza dentro in ogni film tratto da un comic della sua casa editrice. Vi consiglio di rimanere in sala fino alla fine dei sottotitoli per godervi una scena aggiuntiva molto divertente.

Con questo direi che posso chiudere per oggi! Commentate qua sotto se avete qualcosa da dire altrimenti state zitti e leggetevi e basta sta recensione. Bella lì! Ci vediamo dopodomani con Far Cry 4!!!

VOTO 8,5/10



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