domenica 18 gennaio 2015

FAR CRY 4


Con un attimo di ritardo da come vi avevo promesso ma questa recensione arriva comunque. Dato che ci sono state le nomination agli Oscar noi di Law&Heroes abbiamo preferito fare uno speciale su il candidato per eccellenza di quest’anno: Wes Anderson.

Ma non perdendo altro tempo addentriamoci tra le montagne del Kyrat, benvenuti nel gioco open world: FAR CRY 4!

Il capitolo precedente era uscito nel 2012 e narrava le vicende di un giovane che in vacanza con gli amici veniva rapito e successivamente restava invischiato  in faccende oscure. Esternamente era solo una lotta alla tirannia, in realtà c’era una sottotrama tribale/esoterica che era in fondo la parte più interessante del gioco. Succede la stessa cosa in questo capitolo, non c’è ovviamente nessun collegamento effettivo con le avventure accadute sulle isole tropicali bensì si narrano quelle di un ragazzo che torna nella terra natia della madre per disperdere le sue ceneri. Verrà quindi rapito dal tiranno della zona Pagan Min che si rivelerà una sorta di Vaas anche se non così affascinante. Si scoprirà che il protagonista Ajay Ghale è il figlio del compianto capo della resistenza del Kyrat, eroe del Sentiero d’oro. Pagan Min tenta di portarlo dalla sua ma ovviamente non ci riuscirà e Ajay con l’aiuto di alcuni personaggi di spicco del sentiero d’oro fuggirà dal tiranno e comincerà a far di tutto per sconfiggerlo.

Analizziamo adesso più approfonditamente il gioco senza svelarvi lo svolgimento della trama. Come tutti i Far Cry il protagonista è un signor Nessuno, o quasi, ha qualche legame con gli uomini del posto o viene riconosciuto come il salvatore dalle scritture tribali sul pisello del capo villaggio. In ogni caso non è addestrato, non è un militare, non è un mercenario. È una sorta di messaggio per dire che tutti possiamo essere degli eroi, anche se ovviamente al 90% moriremmo dopo i primi due spari. Ma quello che però altri giochi non dicono è che anche gli eroi fanno degli errori, la morte del padre è oscura, le scelte di alcuni componenti del sentiero d’oro sono discutibili e a volte quando bisogna scegliere che linea seguire il giocatore si troverà sempre davanti ad una scelta complicata e ambigua.
Il gioco strutturalmente ricalca molto il precedente, avamposti da liberare, torri radio da disconnettere e l’aggiunta delle fortezze dei boss principali da liberare. Riconfermata la caccia per creare l’equipaggiamento necessario anche se resa un poco più difficile dalla rara presenza degli animali in alcune zone della mappa. Tutto quello a cui Ubisoft ci ha abituato a vedere negli ultimi anni tra Far Cry e Assassin’s Creed. Come per quel che riguarda la difficoltà del gioco, a tratti molto semplice nelle missioni principali, diventa molto più complesso nelle missioni secondarie. Sono state aggiunte un sacco di tipologie di missioni, l’assassinio, l’occhio per occhio, le diverse missioni di caccia e infine le missioni Shangri-La. Vorrei soffermarmi un attimo su queste missioni che sono il reparto esoterico vero e proprio del gioco. Sono solo 5 purtroppo ma le ultime due sono parecchio complicate. Per chi non lo sapesse lo Shangri-la nella cultura tibetana è il paradiso in terra, una valle tra le montagne dell’Himalaya in cui vi è un posto di pace, tranquillità e benessere totale. Il protagonista quando trova i frammenti di questo arazzo viene trasportato appunto in questo paradiso sotto forma di Kalinag pellegrino inviato dal re a cercare il paradiso. Ma il paradiso è sotto attacco, dei demoni vogliono impadronirsene e Kalinag li deve fermare. Accompagnato da una tigre bianca e il fedele arco dovrà affrontare questi temibili demoni e infine la bestia alata. Ci sono dei rimandi anche nella missione principale ma adesso che sono ormai alla fine non vi è stato un collegamento reale, spero che le cose collimino e che Ubisoft non abbia lasciato questa straordinaria ambientazione a mera missione secondaria slegata poi effettivamente dalla trama.

Da sottolineare è l’estrema bellezza delle scenografie e dell’ambientazione, monasteri incavati nella roccia, paesaggi naturali e montagne immense vi faranno perdere la testa e rimarrete colpiti dalla bellezza del Kyrat e dell’Himalaya. Perché esatto, ci sono delle missioni in cui si dovrà paracadutarsi da 8mila metri o recuperare il carico di un elicottero abbattuto a 7mila.

 Un gioco da completare sicuramente anche perché nel 2014 se ne sono visti pochi veramente validi. È disponibile anche per vecchie console così anche per chi, come me, non si è ancora potuto permettere le nuove si è potuto ancora divertire anche se sento che questo sarà proprio l’ultimo…


VOTO 8/10

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