sabato 27 luglio 2019

Cinema Indie, CAPITOLO 2 – GLI APERITIVI



Si sa, Milano è una città fondata sull’aperitivo. Questo l’ho capito quando una persona qualsiasi dell’ambiente “artistico” per parlare del tuo o del suo progetto “artistico” ti invita a fare un aperitivo e tu, tu sei costretto ad accettare perché altrimenti non la incontrerai mai. Perché è sempre occupata. Ha sempre qualcosa da fare. Anche se non è vero. E quindi via di aperitivo che poi alla fine paghi sempre tu perché l’artista non va mai in giro coi soldi, ma nemmeno con la carta. Ti dice sempre che l’ha lasciato in macchina il cazzo di portafoglio. Salvo poi scoprire mesi dopo che lui manco ha la patente. Ma torniamo all’aperitivo. Mentre consumi la tua Corona pagata 23 euro(la miglior birra che il locale chicchissimo, scelto dall’artista, ha in frigo) lui/lei ti parla della sua vita, di quanto ha sofferto e di tutte le sfighe che ha, le ingiurie che ha subito, e non c’è niente che puoi dirgli lui/lei è un artista tormentato/a e porta dentro di sé il sacro fuoco dell’arte drammatica. Dopo 3 ore in cui ha parlato solo l’artista è tempo di rientrare e del progetto non si è minimamente parlato, ci si lascia con un abbraccio che nemmeno alla mia fidanzata riuscirei a dare, selfie con #amicisindasubito #progettoneinarrivo. Vuole che ci rincontriamo il più presto possibile per un altro aperitivo per parlare del progetto.
4 mesi dopo ci si incontra di nuovo in un locale più underground perché è meglio, ci sta una buonissima birra artigianale ti dice, salvo poi scoprire che l’hanno finita e gli è rimasta solo la Corona. Via altri 23 euro di Corona, perché il posto sarà pure underground ma sullo scontrino viene fuori che la società è la stessa di quell’altro. Parliamo del progetto e di come calzi a pennello su di lui, che finalmente potrà esprimere se stesso. Chiede comunque quanto verrà pagato, nonostante il progetto magari sia pure suo e manco il tuo, nonostante tu gli avessi già detto che non ci stava un penny islandese ma lui ci prova comunque, non si sa mai. Tutto sto cinema è durato 3 ore e quindi si rientra, discuteremo delle cose tecniche la prossima volta.
4 mesi dopo si torna al primo locale dove adesso però si balla musica country e da milanese imbruttito quale sono entrando ho già mandato a quel paese chiunque si frappone fra me e la mia Corona da 23 euro, che tengo a volere pagare in anticipo, via il dente via il dolore. La cameriera me ne chiede 28 perché è serata con ballo e quindi evento speciale come i film dello studio ghibli al cinema. La discussione con l’artista a sto giro verte sul nulla, perché in realtà l’artista l’arte non la vuole fare, gli piace essere lì a parlarne, a discuterne, ma mai a farla. Perché non ha semplicemente nulla da dire, da raccontare e da comunicare. Tutta la sua esistenza è basata sull’aperitivo, sul chiacchiericcio. Non si arriva mai ad approfondire, a scavare dentro il progetto che lui stesso ha in mente perché dopo le frasi forti che a tutti almeno una volta vengono in mente nella vita non c’è niente, il vuoto totale.
E quindi dopo 3 ore è ora di rientrare.
E nel frattempo è passato un anno.

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