giovedì 20 novembre 2014

INTERSTELLAR – I meccanismi segreti dell’universo

Niente da fare, i fratelli Nolan non sbagliano un colpo. Christopher e Jonathan ancora una volta riescono a tenere incollato lo spettatore in un susseguirsi di deduzioni, suspance, teorie, azione, viaggi mozzafiato e, tanto per cambiare, stupefacenti colpi di scena.

Cooper è un ingegnere spaziale ed ex pilota, che vive con la figlia Murphy, il filgio Tom e Donald, il padre della defunta moglie. La Terra non è quella che ci immaginiamo: i terreni sono praticamente sterili per via di continue tempeste di sabbia, e il cibo comincia seriamente a scarseggiare. Cooper, dopo avere decifrato gli indizi lasciati da un “fantasma” nella camera della figlia, raggiunge la base segreta della NASA e sceglie di partecipare al piano segreto lì ideato. La popolazione terrestre deve trovare un altro pianeta su cui vivere, e l’ingegnere, insieme ad altri scienziati, è incaricato della ricerca, passando per un misterioso “warmhole”. Il problema è che nello spazio aperto il tempo non segue le normali regole che conosciamo, ma si modifica di continuo a causa della gravità.

Il film è tempestato di metafore, a partire dalla frase probabilmente più importante, che forse può essere passata in secondo piano. Quando la figlia si lamenta del perché del suo nome, Cooper risponde: “ La legge di Murphy non significa che qualcosa di brutto accadrà, significa che qualsiasi cosa possa accadere accadrà”. Già di per sé a me viene la pelle d’oca. Una delle più semplici ma anche più potenti frasi che abbia mai sentito. Perché è proprio questo il carattere generale di tutto il film. Nolan non ha paura di farci vedere l’universo, anzi sfrutta le nostre conoscenze teoriche per presentarci un mondo visivamente e strutturalmente entusiasmante. Sono frequenti i richiami all’astrofisica vera e propria, ma non sono mai troppo complicati e presuntuosi, bensì sono spiegati come si dovessero illustrare a una persona qualsiasi.

La componente spazio-tempo è sicuramente predominante ed emerge continuamente, come era facile prevedere. Si raggiunge però in questo caso un livello superiore, perché oltre ad affascinarci con buchi neri, contrazioni e dilatazioni temporali, il regista aggiunge l’elemento mistero. Assistiamo quindi a comunicazioni radio inviate a distanza di anni, alle quali non si è mai in grado di dare una risposta certa: il pianeta sarà abitato e, soprattutto, abitabile?chi ha mandato la comunicazione è ancora vivo? Pazzesco.


Tutto parte dalla scoperta del “wormhole”, che a detta degli scienziati non può crearsi autonomamente. Allora chi l’ha creato? E il fantasma in camera di Murphy? Ogni risposta viene fornita a tempo debito, lasciandoci attoniti, compiaciuti e meravigliati, perché tutto quadra, tutto ha un senso, tutto è eseguito alla perfezione.

Effetti speciali egregi, mai sopra le righe, nonostante il tema potesse facilmente far cadere in errore. Sequenze d’azione ben dosate con quelle riflessive. Trama decisamente piacevole. Unico “difetto” la lunghezza. Quasi 3 ore di film, che per quanto bello possa essere,rischiano di farsi un po’ sentire.
Cast eccezionale, tra gli altri Michael Caine sempre fedele ai Nolan.

   
   

Voto: 9/10

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